Menu principale:
VISIONATURA E VALUTAZIONE
Ricevuto ed accettato l’incarico, è necessario predisporre con cura la trasferta in modo da giungere presso il campo di gioco nel rispetto delle indicazioni impartite dal proprio OT e, comunque, almeno di 30 minuti prima dell’inizio della gara. Sottolineare l’importanza di essere puntuali è senz’altro superfluo. Evitare assolutamente di recarsi ad assolvere la funzione di OA accompagnati da chicchessia (colleghi inclusi) e, in ogni caso, durante la visionatura isolarsi per non essere distratti da alcuno oppure essere "tentati" di commentare, sia pure in positivo, la prestazione del collega.
È, altresì, necessario assumere una posizione che consenta di controllare tutto il terreno di gioco: solitamente il posto migliore è in tribuna lungo una linea laterale, in posizione leggermente decentrata, soprattutto in presenza di assistenti ufficiali, cosicché sia possibile seguire con particolare attenzione l’operato ora dell’uno ora dell’altro collocandosi "alle spalle"; se l’impianto sportivo non fosse dotato di tribuna, è preferibile prendere posto in posizione sopraelevata (rispetto al terreno di gioco), se ciò è possibile; altrimenti, è opportuno che l’OA cerchi, durante la gara, di individuare la zona di maggior persistenza del gioco e, di conseguenza, si sposti verso la stessa per controllare meglio il tutto.
Nell’ipotesi in cui l’arbitro da visionare fosse stato visto in qualche gara antecedente, non bisogna astenersi dal valutare nuovamente il collega, ma anzi sforzarsi di analizzare la prestazione senza fare riferimento al precedente e senza pregiudizi (nel senso più etimologico del termine).
La valutazione della prestazione arbitrale, infatti, deve essere sempre riferita e limitata esclusivamente alla visionatura effettuata, a prescindere dalla conoscenza personale del collega, dall’importanza della gara, dal numero di anni di permanenza in quel ruolo, dalla sua età anagrafica. Anche per tali motivi, non bisogna in alcun modo (soprattutto in sede di colloquio) cercare di "carpire" notizie personali sull’arbitro e sul suo curriculum (frequenza di "uscita" nelle designazioni, "importanza" delle gare dirette e così via).
All’inizio della gara è necessario sincronizzare il proprio orologio con quello dell’arbitro per controllare con esattezza la durata della gara, la congruità del recupero accordato, i minuti delle segnature delle reti, delle ammonizioni e di quant’altro dovrà essere riportato nella relazione. A tal fine, è opportuno appuntare il succedersi degli eventi su di un notes: ciò però va fatto con la massima discrezione, cercando per quanto possibile di non essere notati.
Con l’occasione si fa presente come sia sconveniente chiedere i suddetti dati al collega durante il colloquio: si darebbe indubbiamente l’impressione di non aver seguito la gara, quantomeno, con la necessaria diligenza.
Nello stesso notes, in maniera ancora meno palese, possono essere appuntati accadimenti che si ritiene possano giovare nel corso del colloquio o nel compilare il referto. (Un utile accorgimento per non alimentare negli spettatori vicini la supposizione di avere un incarico ufficiale è quello di effettuare l’annotazione in un secondo momento, un po’ distante dal verificarsi dell’episodio).
La visionatura deve avere inizio sin dai preliminari che, ancorché possano apparire di secondaria importanza, riflettono invece concentrazione, ordine, e metodo; per detto motivo sarà proficuo badare:
se tutti calciatori indossano l’equipaggiamento regolamentare ed i capitani portino il prescritto bracciale distintivo;
se l’arbitro effettua il controllo del terreno di gioco, delle porte, …
se prima dell’inizio della gara tutti gli aventi diritto abbiano preso posto nelle apposite panchine;
se gli assistenti di parte (in assenza della designazione di quelli ufficiali) si siano posizionati ognuno per ciascuna linea laterale;
se elementi estranei alla gara sostino entro il recinto di gioco.
Molte sono le qualità che un arbitro deve manifestare durante la direzione di una gara, da quelle atletiche e tecniche a quelle psicologiche e mentali, che però possono essere riassunte in cinque requisiti principali:
Dimostrare competenza tecnica;
Dimostrare indipendenza di valutazione;
Essere volti a farsi accettare (senza naturalmente divenire compiacenti !);
Essere sostenuti dalla forma fisica;
Essere volti a prevedere lo sviluppo del gioco.
Nel dettaglio, l’analisi e la valutazione della prestazione dell’arbitro dovranno, pertanto, basarsi su questi punti:
controllo della preparazione atletica: è intuibile la rilevanza che riveste l’essere "in forma" per rispondere adeguatamente alle esigenze della gara; il giudizio può avere tre elementi di riferimento: 1°) resistenza, ossia la capacità di resistere senza eccessivi affanni, con costanza, ad uno sforzo prolungato, 2°) progressione, ossia la capacità di velocizzare l’andatura nella corsa, 3°) scatto, ossia la capacità di imprimere rapidamente velocità a ritmi blandi. I primi parametri per una valutazione di massima riguardano la quantità di lavoro effettuato: l’essere costantemente in movimento, lo stare poco tempo fermo sul posto, il coprire una superficie di spostamento piuttosto ampia sono indicatori di un allenamento quantitativamente idoneo. Per ciò che concerne la qualità del lavoro effettuato, bisogna valutare se l’arbitro corre in funzione dell’azione, all’occasione si sposta con rapidità, si posiziona correttamente, non intralcia l’azione, esprime buona coordinazione negli spostamenti. Può invece fornire un "indizio" di insufficiente preparazione atletica una precoce stanchezza fisica, che solitamente si manifesta visivamente mediante sudorazione diffusa, respiro affannoso, difficoltà nel comunicare, rossore in viso, instabilità nel comportamento, nervosismo e decisioni legate all’istinto. Ciò comporta, poi, interruzioni molto lunghe, eccessiva durata degli stazionamenti, superficie di spostamento ristretta, scarsa coordinazione nei movimenti, spostamenti tatticamente inadeguati, intralci all’azione di gioco, posizionamenti errati, bassa velocità di spostamento. Ulteriori elementi che concorrono a stilare una valutazione più compiuta scaturiscono, infine, dall’attenta osservazione di alcune situazioni di gioco che, durante lo sviluppo della gara, risultano, per l’arbitro, sicuramente più impegnative sul piano fisico, come avviene nei cambiamenti improvvisi di gioco, nei contropiedi, dopo un calcio d’angolo, su rimessa rapida del portiere, dopo un calcio di punizione con rimpallo sulla barriera, dopo azione di pressing e recupero del pallone.
riscontro dei metodi di spostamento (senso tattico): considerato che non vi sono più "obblighi" nello spostarsi (soprattutto in assenza di assistenti ufficiali), dovrà essere valutata la razionalità del modo di muoversi da parte del collega la cui finalità prima deve essere quella di seguire da vicino le azioni di gioco, senza recare intralcio e cercando di avere la migliore visuale possibile; l’attenzione va poi rivolta sulle posizioni assunte in occasione delle diverse riprese di gioco (molto importante è l’efficacia delle stesse posizioni al fine di garantire il rispetto delle Regole); in presenza di assistenti ufficiali, è importante la ricerca di posizioni e movimenti idonei a ricavare visivamente la migliore collaborazione possibile.
osservazione degli atteggiamenti e dei comportamenti sia nel "porgersi" ai partecipanti alla gara (inclusi dirigenti, allenatori, ecc.) sia al pubblico: sono qualità la gestualità composta e misurata, la disinvoltura, la sicurezza e la determinazione, l’incisività (importanti riferimenti si hanno nei richiami e nelle ammonizioni), la tranquillità, la signorilità; gravi difetti sono invece la supponenza, l’incertezza, la loquacità, la familiarità con i calciatori, l’attitudine a compensare possibili errori, l’irascibilità, la tolleranza (specie se eccessiva), l’influenzabilità.
verifica della corretta e costante applicazione delle Regole: è inderogabile che l’OA ponga la massima attenzione su questo argomento; in riferimento alle singole regole del gioco, senza volerne sminuire alcuna, assumono maggiore rilievo la valutazione della Regola 11 – Fuorigioco (se l’arbitro dimostra con i suoi interventi un’ottima conoscenza della norma ed una appropriata applicazione, con particolare riguardo alla capacità di distinguere validamente le posizioni punibili da quelle non punibili; se i suoi interventi sono tempestivi; l’efficacia della collaborazione con gli assistenti se ufficiali e la valutazione delle loro segnalazioni) e della Regola 12 – Falli e scorrettezze (se interviene in modo appropriato e tempestivamente con costante equità e fermezza sia nell’assumere le sanzioni tecniche sia quelle disciplinari; se sa adeguare la frequenza dei suoi interventi in base all’andamento agonistico della gara; se controlla la regolarità delle riprese di gioco; se valuta da regolamento la volontarietà nei falli di mano).
analisi dell’intelligenza e della maturità arbitrale, intesa come grado di percezione, di intuizione dei diversi momenti della gara e del mutare degli stessi e come attitudine a adeguare di conseguenza la propria condotta; rientra in questa "voce" l’applicazione del vantaggio, potere discrezionale attribuito all’arbitro nell’interesse delle squadre e dello spettacolo, da utilizzare con perspicacia, laddove ricorrano l’evidenza e l’immediatezza del vantaggio stesso, tenuto conto, altresì, dell’andamento più, o meno, corretto della gara.
In estrema sintesi, i parametri per la valutazione dell’arbitro si possono così elencare e schematizzare
Tecnica di corsa
Rapidità
Resistenza
Capacità di anticipazione
Capacità di spostamento
Capacità di autocontrollo
Capacità di dialogo
Capacità di imporsi
Capacità di decidere
Capacità di sdrammatizzare e tranquillizzare
Capacità di interpretare le azioni dei calciatori
Conoscenza delle regole e della casistica
Capacità di applicare le sanzioni
Capacità di dirigere la gara