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Formazione > Prontuario OA

LA RELAZIONE DELL'ORGANO TECNICO SEZIONALE


La compilazione della relazione rappresenta l’adempimento conclusivo al quale l’OA deve ottemperare: in questa fase del proprio mandato è basilare che abbia ben presente quanto sia avvenuto durante la gara ed i punti trattati nel colloquio, onde riferire all’OT con la massima coerenza su quanto ha assistito. In particolare, è opportuno lasciare da parte eventuali contrasti di opinione insorti, fissando invece fatti e concetti nel modo più lucido possibile, avendo cura di dettagliare sugli eventuali rilievi comunicati all’arbitro. In riferimento a ciò, pare opportuno ricordare che non deve assolutamente accadere che l’arbitro riceva dall’OT comunicazione di rilievi, appunti e manchevolezze non formulati in precedenza direttamente dall’OA: sicuramente è meglio formulare un rilievo di più all’arbitro e poi dimenticare di riferirlo all’OT, piuttosto che il contrario (nella eccezionale eventualità che, durante il colloquio con l’arbitro, l’OA dimenticasse di riferirgli un determinato rilievo, deve farne precisa menzione sulla relazione, informando della dimenticanza l’OT, che saprà regolarsi di conseguenza). Può non essere superfluo ricordare come sia essenziale la massima rispondenza tra quanto detto all’arbitro e ciò che si riporta nella relazione. Troppe volte accade che l’arbitro si senta dire dall’OA che tutto è andato bene, che ha commesso qualche irrilevante errore e che, magari con un po’ più di attenzione, può fare "carriera", salvo poi apprendere dall’OT che il giudizio era tutt’altro. Ciò non deve mai accadere per nessun motivo. Tra le innumerevoli doti che deve possedere un Osservatore il coraggio di dire apertamente ciò che pensa è essenziale. Alimentare le aspettative di un collega per poi tradirle in fase referendaria è quanto di più vile (e dannoso) si possa fare.


Il modello di relazione


La prima pagina del modulo di relazione ha carattere informativo, ma va comunque compilata con la massima attenzione e precisione, visto che è l’unico elemento che consente all’OT di inquadrare il contesto della gara.


La relazione si articola, poi, in una serie di domande a risposta chiusa con possibilità di fornire, nello spazio riservato alle CONSIDERAZIONI, gli essenziali chiarimenti, tenendo presente che è necessario motivare sempre le negatività e, in casi particolarmente positivi, è altrettanto opportuno fornire delucidazioni anche sulle positività.
Cinque sono gli aspetti valutativi su cui l’OA deve riferire, preceduti da una descrizione della gara e relativa influenza arbitrale e da un quadro riservato all’Aspetto Fisico/estetico.





GRADO DI DIFFICOLTÀ

È necessario effettuare un’analisi "a consuntivo" (visto che quella "ex ante" è stata già effettuata in sede di designazione dall’OT) della difficoltà della gara per delineare il contesto in cui ha realmente operato il collega e, in particolar modo, l’incidenza della prestazione arbitrale sul grado di difficoltà stesso, che potrebbe risultare irrilevante, positiva o negativa (cosa che influirà sul giudizio finale). Il livello di difficoltà include non solo il numero delle decisioni assunte dall’arbitro (o dagli assistenti), ma soprattutto se ha (hanno) dovuto gestire situazioni critiche o complesse.
Potrebbe anche verificarsi che, per l’andamento degli accadimenti, il grado di difficoltà possa avere un peso differenziato tra arbitro ed assistenti e, magari, tra questi ultimi.
In questo quadro, salva diversa disposizione da parte dell’OT, riferire eventuali cause che hanno portato alla mancata disputa, ad un ritardato inizio o ad una sospensione (temporanea o definitiva) della gara.

Fattori endogeni (propri della gara)

Fattori esogeni ("esterni")

- importanza della classifica e del risultato
- equilibrio del risultato
- "campanilismo"
- divario tecnico/atletico tra le squadre
- velocità di gioco

- presenza di momenti critici

- condizioni meteorologiche
- condizioni ambientali e comportamento pubblico
- dimensioni e stato del terreno di gioco

- logistica del campo di gioco

APPLICAZIONE DELLE REGOLE DEL GIOCO


L’OA riferirà in termini positivi, negativi o di normale routine in merito a quanto l’arbitro riesce ad esprimere nel corso dell’intera durata della gara.
Corretta rilevazione, interpretazione ed attribuzione sono i momenti, in ordine, che devono indurre un arbitro ad intervenire o no. Va ricordato che l’obiettivo è di formare arbitri che, nel rispetto dello spirito del gioco, siano in grado di intervenire il meno possibile: è sicuramente qualificante un direttore di gara che ne "capisce di calcio".
Va valutata la maturità raggiunta nell’interpretazione e nell’applicazione del regolamento e se questo è applicato uniformemente in ogni parte del terreno di gioco.
 La corretta rilevazione del fallo;
 Un’adeguata attribuzione della sanzione;
 La tempestività nell’agire;
 L’intuizione e l’adeguamento della rilevazione/sanzione al variare del tono agonistico.
Da una corretta, o meno, applicazione delle regole, molte volte, dipende l’andamento della gara, soprattutto quello disciplinare.


Positività

Negatività

- lascia giocare nel rispetto delle Regole
- salvaguarda l’incolumità fisica dei calciatori
- tempestività
- congruità
- selettività

- uniformità

- fa sì che la gara diventi una gazzarra
- non soppesa nel modo corretto gli interventi gravi
- precipitoso o in ritardo
- sanziona le infrazioni non secondo le Regole
- fischia ogni contatto

- infrazioni similari trattate diversamente

PREVENZIONE E DISCIPLINA


L’operato disciplinare è importante, poiché deve consentire all’Arbitro che dispone della capacità di captare i diversi momenti psicologici che la gara esprime, di saper decodificare le criticità e risolverle con tempestività ed autorità.
L’interagire preventivo sia verbale che espresso dal corpo dei primi minuti di gara va effettuato con tempestività, apportando – se l’azione dell’arbitro sarà misurata e graduata a seconda dei casi – successo ed influenzando il comportamento dei tesserati, persuadendoli dal commettere irregolarità.
L’arbitro deve prestare particolare attenzione in occasione di situazioni degne di intervento disciplinare ufficiale e che interessano calciatori già ammoniti come pure dei simulatori, cioè calciatori che tentano di procurarsi con l’inganno un provvedimento tecnico.
Ulteriore attenzione è richiesta all’arbitro nel caso sia assunto un atteggiamento ostruzionistico, commesso sia dal singolo giocatore che in collaborazione con altri. In questi casi l’arbitro può imporsi fronteggiandoli senza timore, graduando i livelli d’intervento che da iniziali richiami verbali (un paio per tutti dovrebbe essere il massimo consentito per non perdere di credibilità) divengano sempre più perentori, sino ai provvedimenti disciplinari ufficiali. Spesso può aiutare l’intuito, la perspicacia del saper intervenire valutando opportunamente anche i falli c.d. tattici, commessi soprattutto nella zona d’influenza del gioco.
La capacità d’intuizione, di "stringere" o "allentare" la pressione (o, in altre parole, garantire la "presenza"), di ottenere risultati con naturalezza o con delle forzature (difficoltà), la tempestività e la coerenza nell’assunzione dei provvedimenti disciplinari, l’efficacia degli stessi documentano l’abilità dell’arbitro nel mantenere la disciplina sul terreno di gioco. Terminare una gara con il taccuino pieno di provvedimenti disciplinari assai di rado sarà indice di una buona prestazione arbitrale sotto l’aspetto disciplinare: infatti, anche quando ogni singola decisione potrà apparire opportuna, (molto probabilmente) non sarà stata effettuata la dovuta prevenzione oppure alcuni interventi saranno stati intempestivi. È nel complesso, quindi, che non potrà risultare soddisfacente l’operato di specie dell’arbitro. Inoltre, è risaputo che un indiscriminato ricorso all’ammonizione comporta una forte svalutazione del "potere dissuasivo" della stessa, con grave perdita di efficacia del provvedimento. Con l’occasione, può essere proficuo richiamare alla memoria i tre indicatori di un perfetto controllo disciplinare. In tal senso, i requisiti basilari sono:

  • Tempismo = momento giusto nel reprimere l’infrazione

  • Congruità = sanzione proporzionata all’infrazione

  • Uniformità = infrazioni simili uguali sanzioni

Di particolare rilievo la correlazione con la Valutazione Comportamentale: raramente si avrà un’ottima prestazione dal punto di vista della disciplina in mancanza di un’altrettanto buona performance comportamentale.


Positività

Negatività

- "padrone" della situazione
- deciso nel pretendere correttezza
- richiamo = "occhiata"
- tempestivo

- deciso nel combattere l’ostruzionismo

- "in balia" degli eventi
- tollerante, permissivo
- richiamo = "predica"
- ritarda i provvedimenti o li omette

- indifferente alle perdite di tempo

PREPARAZIONE ATLETICA E POSIZIONE SUL TERRENO DI GIOCO


I parametri da tenere presente sotto questo aspetto sono il grado di allenamento (tenuta alla sforzo fisico, capacità di accelerazione,…), lo spostamento in base alle necessità del gioco, la capacità di anticipo (ove occorra) e di recupero, il posizionamento; vanno tenute in considerazione sia le condizioni del terreno di gioco sia quelle climatiche.
Un direttore di gara completo sotto questo aspetto si presenta certamente con un biglietto da visita importante.
Porre attenzione che l’arbitro produca nell’arco della gara e per tutta la durata della stessa continuità di rendimento sui livelli che la stessa richiede. Deve in buona sostanza soddisfare, sempre e comunque, le esigenze della gara.
 Non solo capacità atletica ma capacità di adeguarsi ai continui mutamenti della velocità del gioco. Ciò presuppone l’intuire, il recepire e l’anticipare lo sviluppo del gioco;
 Ricerca dell’integrazione tra la capacità atletica e tattica partendo dal presupposto che la stessa è il punto di partenza irrinunciabile per una corretta prestazione dell’arbitro;
 Giusta distribuzione delle energie nell’arco della gara accompagnata da una spiccata intelligenza tattica (che deriva anche da una buona conoscenza delle tattiche di gioco);
 Intelligenza tattica che è anche avere la giusta prospettiva dello sviluppo del gioco


Positività

Negatività

- Corsa fluida
- Capacità di recupero nei contropiedi
- Ricerca di una buona prospettiva
- Mai intralcio, ma vicino al gioco
- Ben posizionato nelle riprese di gioco

- Ben posizionato aree di rigore

- Corsa pesante, lenta
- Si attarda nei contropiedi
- Rigidità di spostamento
- Spesso a schivare il pallone
- Scarso controllo delle riprese di gioco

- Scarso controllo delle aree di rigore

VALUTAZIONE COMPORTAMENTALE


Per dirigere un incontro e condurlo ricevendo acquiescenza del proprio operato l’arbitro può utilizzare in forma palese o inconsapevole:
1) il linguaggio verbale, soprattutto nei minuti iniziali dell’incontro per agire in via preventiva, successivamente l’interloquire con i tesserati deve rispondere a manifeste esigenze di gara, in quanto parlare troppo oppure limitarsi ad esprimere qualche monosillabo può essere interpretato dall’intero consesso come manchevolezza caratteriale e svilire la prestazione.
2) il linguaggio del "fischietto". In effetti un suono uniforme nella durata, con identica tonalità e discreta potenza di emissione, in sintesi un modo di fischiare stentoreo, conferisce ulteriore credibilità al gesto con il quale l’arbitro accompagna la decisione adottata.
3) il linguaggio espresso dal corpo (comprese le peculiarità insite nella personalità arbitrale). È provato che l’arbitro migliore è quello che si propone in modalità pro-attiva, rispettando l’interlocutore e posizionandosi ad una distanza che va da circa un metro sino a due metri e mezzo. Il porsi in modo sereno sebbene inflessibile, utilizzando una postura adatta (busto sufficientemente eretto e testa alta), determina un portamento generale del corpo che oltre a manifestare disinvoltura, sicurezza, determinazione, autorevolezza, può influenzare in modo proficuo il contesto, anche quando si dovesse valutare sufficiente il proprio intervento senza adottare sanzioni disciplinari ufficiali.
È sfruttando i tre punti summenzionati che l’arbitro può riscuotere consenso generale. Tutti i tesserati percepiscono quando utilizza un approccio sereno, sicuro, con dominio dell’ansia, grazie alla concentrazione che ritrova prima della gara e che deve cercare di mantenere almeno sino alla fine dell’incontro.
A riprova del tipo di comportamento ideale, per contro, se l’arbitro non si dispone all’autocontrollo, l’eccesso di stress è notato da tutti poiché egli manifesta una espressione facciale tirata, non produttiva per il corretto governo della gara.
Inoltre, l’insicurezza può denotarsi pure esitando, fornendo giustificazioni (anche e soprattutto usando il linguaggio del corpo in maniera scorretta), volendo essere paternalistici.
Allo stesso modo, anche le modalità e la tempistica di intervento riguardo le persone ammesse in panchina devono essere sintetiche ed incisive, avendo cura di prevenire il più possibile contatti polemici con i dirigenti ed i tecnici.
Gli atteggiamenti ed i comportamenti assunti dall’Arbitro nelle diverse circostanze rappresentano un’esplicita espressione del suo temperamento e della sua personalità. Sta all’abilità, all’intuizione, alla sensibilità dell’OA cogliere, da semplici sfumature, specie se ripetute, alcuni elementi (forse i più importanti) che servono a formare il giudizio complessivo del collega. Questo aspetto deve necessariamente (casi eccezionali di difformità vanno esposti in maniera adeguata) trovare una rispondenza, in positivo o in negativo, nel paragrafo PREVENZIONE E DISCIPLINA.


Positività

Negatività

- Concentrazione
- Naturalezza dei comportamenti
- Spontaneità e disinvolta nel proporsi
- Gestualità misurata
- Essenzialità nel dialogo
- Fermezza nell’imporsi
- Perentorietà nel fischio
- Sereno, misurato, sicuro

- Approssimazione
- Forzatura (arroganza) nei comportamenti
- Impacciato, troppo espansivo e/o confidenziale
- Mimica esagerata
- Prolissità (atta anche  ricevere consenso)
- Incertezza nelle decisioni
- Titubanza nel fischio
- Ricerca della polemica, altezzosità, pignoleria

Non apparenza ma efficacia (riesce ad ottenere generale accettazione delle decisioni)

Intransigente o spavaldo all’eccesso
Accomodante, tende a compensare, timido

PRESTAZIONE DELL’ARBITRO


L’attitudine a adeguare gli interventi tecnici e disciplinari alle necessità della gara; quanto e come la prestazione arbitrale ha inciso sulla regolarità o meno della gara; come sono stati affrontati (ed eventualmente superati) i momenti difficili; se ha subito gli eventi negativi o è riuscito a dominarli senza, con poca o tanta difficoltà: questi sono gli elementi che danno il giusto "quadro" della prestazione dell’arbitro.
È possibile effettuare una sintesi dei pregi e difetti dell’arbitro, specificandone possibilmente (e qui emerge la bravura dell’OA come istruttore) le cause ed i possibili rimedi. Sono da evitare in modo assoluto contraddizioni e ripetitività con quanto in precedenza esposto sui singoli aspetti. Soffermarsi a considerare, in maniera prevalente, se il regolamento ha trovato lineare e corretta applicazione, se il collega è stato in grado di mantenere la disciplina ed il rispetto tra i calciatori, se ha incontrato difficoltà, se e come le ha superate. Vanno segnalati con particolare risalto quei difetti che possono, con opportuni accorgimenti, essere corretti: su ciò l’OA non deve farsi condizionare da episodi - anche eclatanti - isolati o sporadici, in particolare se frutto più di casualità che di vera e propria lacuna. Non dimenticare mai brevi cenni sulla personalità dell’arbitro, anche se è apparsa in modo embrionale o appena in formazione.


CONSIDERAZIONI FINALI


Le considerazioni finali devono rappresentare la "fotografia", se non anche la "radiografia", dell’arbitro e della sua prova. Il giudizio deve essere espresso con la massima attenzione e scrupolosità, evitando esposizioni prolisse e particolari irrilevanti, frasi generiche e metafore, ma cercando di evidenziare in termini concisi e coerenti la globalità della prestazione.
L’OA tenga presente la necessità che il giudizio complessivo - che dovrà esprimere potenzialità e possibilità future dell’arbitro - trovi la sua concreta e coerente "traduzione" nel voto corrispondente.
Il giudizio è essenziale che inquadri la prestazione arbitrale nel suo complesso e non sia influenzato, in modo determinante, da un singolo episodio che potrebbe aver inciso sul risultato della gara. Deve, pertanto, essere conseguenza logica di un’analisi di tutto ciò che si è attentamente guardato, capito e giudicato nell’immediatezza dell’accaduto, compresi quegli aspetti, in un primo momento, apparsi marginali e che, successivamente, acquistano particolare rilievo.
Tra l’altro, pur dovendo l’OA esprimere il proprio parere circa le prospettive future del collega, rimane sostanzialmente un compito dell’OT, che ha un numero superiore di elementi di giudizio (non ultimi l’età anagrafica e l’anzianità di tessera, gli anni di permanenza nella categoria), definire le reali possibilità di "avanzamento" degli arbitri a propria disposizione.
Infine, nella valutazione di un giovane collega, ai suoi primi passi, occorre tenere presente gli elementi sopra esposti, nelle linee generali, mentre bisogna avere l’accortezza di riuscire ad individuare, in particolare, le qualità attitudinali e quelle caratteristiche personali che rendono il soggetto visionato più, o meno, idoneo alla pratica dell’arbitraggio.

COLLOQUIO DI FINE GARA



L’OA deve, nel breve tempo di durata del colloquio, cercare di capire il livello di maturità (arbitrale e non) raggiunto dal soggetto ed il suo modo di relazionarsi anche in questo contesto.
I giovani di oggi sono più votati al dialogo e meno ad ascoltare passivamente; cercare il dialogo è una qualità che non va scambiata con l’arroganza e l’insofferenza di chi vuole mettere l’interlocutore in difficoltà cercando, in maniera garbata e civile chiarimenti e approfondimenti.



PUNTI DA MIGLIORARE

L’OA deve trascrivere quanto riportato sul modulo di fine gara consegnato all’arbitro. Nel modello OTS è previsto un ulteriore "quadro" riservato alle "Eventuali carenze significative": qualora ne fossero presenti, occorre estrapolare le carenze sulle quali l’arbitro (e l’OT) devono porre maggiore attenzione poiché potrebbero risultare fortemente ostative al percorso di crescita, se non anche alla normale prosecuzione dell’attività arbitrale.


QUADRO/I DA EVIDENZIARE

Riportare i "quadri" nei quali si sono evidenziate le manchevolezze riportate all’arbitro sul modulo da consegnare a fine gara.



ATTRIBUZIONE VOTO


Per evitare che si possano verificare valutazioni diverse a parità di evento, si riportano qui di seguito alcune raffigurazioni esemplificative, tenendo altresì presente che gli aggettivi contenuti nella scala di valutazione della prestazione dell’Arbitro, riportata sul modello di relazione, nella maggior parte dei casi, non corrispondono alla loro accezione comune.


A) Tipo di gara difficile o molto difficile. Prestazione priva di errori. Ottimi e/o eccellenti giudizi in tutti gli aspetti. Arbitro di grandi prospettive.

(voto 8,70)



B) Prestazione caratterizzata da qualche lieve errore o imperfezione, con diversi episodi interpretati correttamente  in cui l’arbitro ha evidenziato doti e caratteristiche al di là della "norma" in tutti gli aspetti.

(voto 8,60)



C) Prestazione con positività sugli aspetti principali e qualche errore di marginale importanza. L’arbitro ha soddisfatto le richieste proposte dalla gara, senza palesare difficoltà o superandole agevolmente.

(voto 8,50)



D) Prestazione senza particolari negatività che fa ritenere l'arbitro idoneo per tutte le gare della categoria ma che ha
dimostrato caratteristiche che evidenziano una LIMITATA FUTURIBILITA'.

(voto 8,40)


E) Prestazione con più manchevolezze e qualche errore di troppo. Conferma nella categoria per valutare i reali margini di miglioramento

(voto 8,30)



G) Prestazione con accentuati aspetti negativi o errori determinanti che hanno inciso sulla regolarità della gara stessa, che è risultata non sempre controllata dall’arbitro. Alcune negatività appaiono non emendabili.

(voto 8,20)



SINTESI

In conclusione, si riepilogano le caratteristiche essenziali per una buona relazione:

Chiare = Forma lineare e scorrevole, sostantivi semplici, termini tecnici adatti
Coerenti = Consigli e rilievi, eventuali osservazioni, crocettature
Complete = Influenza arbitro sulla gara, prospettive future, aspetti valutativi
Concise = Schematizzazione, stesura sintetica, solo elementi significativi
Corrette = Nessuno spazio ad eventuali polemiche insorte nel colloquio


 
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