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UMILTÀ E SACRIFICIO LA RICETTA DI UN CAN 5:
PASQUALE CARUSO
Ultimo nella nostra carrellata ma non certo per importanza è Pasquale Caruso, promosso al massimo organo nazionale di quello che un tempo si chiamava "calcetto" e che adesso gli esperti preferiscono nominare "futsal".
Raggiungiamo Pasquale e, tra una risata e l’altra, facciamo la conoscenza di un ragazzo serio e profondo. Come al solito, la prima domanda serve per farci raccontare un po’ dell’annata appena trascorsa: "sicuramente questa stagione era cominciata con l’obiettivo della promozione; ho iniziato fin dai primi giorni di preparazione a profondere il massimo impegno negli allenamenti. Man mano che le partite che mi venivano assegnate aumentava il loro grado di difficoltà e capivo che ero vicino al traguardo. Fin quando non ho avuto la certezza della promozione non ho staccato il piede dall’acceleratore". E la velocità di crociera è stata sicuramente molto elevata, visto che solo 3 anni fa il buon Caruso si apprestava alla sua prima direzione su "parquet" dopo aver calcato i manti erbosi siciliani ed essere arrivato fino all’Eccellenza: "quando iniziai non pensavo di arrivare in così breve tempo alla massima serie; ricordo ancora perfettamente la mia prima partita AICS – Atene, un superderby infuocato con un pubblico da grandi occasioni. Grazie agli insegnamenti di Andrea (Lippolis -
La maturazione di Pasquale nel corso degli anni passati sui parquet è stato uno dei mezzi che oggi lo ha portato in alto: "mi pongo sempre senza alcuna spavalderia, parto sempre come uno degli ultimi che ha voglia di apprendere per diventare il primo. Inoltre è fondamentale per potermi esprimere sempre al meglio, sentire la vicinanza del gruppo dirigente della Sezione e del gruppo d’allenamento, dei colleghi davvero eccezionali con cui condivido ore di fatica, senza i quali sarebbe tutto molto più difficile". Davvero bello vedere, e sentire, come un ragazzo che sia arrivato cosi in alto abbia un pensiero per i suoi compagni, e non è tutto: "voglio ringraziare per questo traguardo, che so non essere definitivo, Massimiliano Lo Giudice, la mia Sezione, i ragazzi del CONI, ma soprattutto voglio condividere questa mia gioia con tutti quelli che pur impegnandosi duramente e sacrificandosi proprio come me, non ce l’hanno fatta. La "gloria" nel nostro mestiere è sempre per pochi".
Cos’altro aggiungere a questo messaggio? Condensato nelle parole di Pasquale si trova il senso di un’associazione dove gioie e dolori sono condivise, dove la vittoria di uno è il trionfo di tutti.
Valerio Villano Barbato