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Archivio > Zoom > 2014_15

UMILTÀ E SACRIFICIO LA RICETTA DI UN CAN 5:
PASQUALE CARUSO


Ultimo nella nostra carrellata ma non certo per importanza è Pasquale Caruso, promosso al massimo organo nazionale di quello che un tempo si chiamava "calcetto" e che adesso gli esperti preferiscono nominare "futsal".
Raggiungiamo Pasquale e, tra una risata e l’altra, facciamo la conoscenza di un ragazzo serio e profondo. Come al solito, la prima domanda serve per farci raccontare un po’ dell’annata appena trascorsa: "sicuramente questa stagione era cominciata con l’obiettivo della promozione; ho iniziato fin dai primi giorni di preparazione a profondere il massimo impegno negli allenamenti. Man mano che le partite che mi venivano assegnate aumentava il loro grado di difficoltà e capivo che ero vicino al traguardo. Fin quando non ho avuto la certezza della promozione non ho staccato il piede dall’acceleratore". E la velocità di crociera è stata sicuramente molto elevata, visto che solo 3 anni fa il buon Caruso si apprestava alla sua prima direzione su "parquet" dopo aver calcato i manti erbosi siciliani ed essere arrivato fino all’Eccellenza: "quando iniziai non pensavo di arrivare in così breve tempo alla massima serie; ricordo ancora perfettamente la mia prima partita AICS – Atene, un superderby infuocato con un pubblico da grandi occasioni. Grazie agli insegnamenti di Andrea (Lippolis - n.d.a.) sono riuscito a calarmi perfettamente nel nuovo ruolo, senza fare troppa fatica per assimilare le differenze esistenti tra calcio e calcio a 5". Già, il primo amore, il calcio: "arrivato a 21 anni in Eccellenza, quindi nei tempi perfetti per una carriera arbitrale promettente, subì un grave infortunio che inevitabilmente condizionò il prosieguo della mia attività. Poi, anche il mio carattere non era ancora formato per un salto non indifferente come quello dalla regione alla nazione e allora, tornato in sezione, decisi da solo di passare a questa nuova esperienza". Chiamatelo colpo di fortuna, destino, karma, ma sicuramente fu la scelta giusta.
La maturazione di Pasquale nel corso degli anni passati sui parquet è stato uno dei mezzi che oggi lo ha portato in alto: "mi pongo sempre senza alcuna spavalderia, parto sempre come uno degli ultimi che ha voglia di apprendere per diventare il primo. Inoltre è fondamentale per potermi esprimere sempre al meglio, sentire la vicinanza del gruppo dirigente della Sezione e del gruppo d’allenamento, dei colleghi davvero eccezionali con cui condivido ore di fatica, senza i quali sarebbe tutto molto più difficile". Davvero bello vedere, e sentire, come un ragazzo che sia arrivato cosi in alto abbia un pensiero per i suoi compagni, e non è tutto: "voglio ringraziare per questo traguardo, che so non essere definitivo, Massimiliano Lo Giudice, la mia Sezione, i ragazzi del CONI, ma soprattutto voglio condividere questa mia gioia con tutti quelli che pur impegnandosi duramente e sacrificandosi proprio come me, non ce l’hanno fatta. La "gloria" nel nostro mestiere è sempre per pochi".
Cos’altro aggiungere a questo messaggio? Condensato nelle parole di Pasquale si trova il senso di un’associazione dove gioie e dolori sono condivise, dove la vittoria di uno è il trionfo di tutti.

Valerio Villano Barbato


 
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