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CONSIGLI ESTETICI
Pur risultando un aspetto meno determinante nell’economia di gestione di una gara, rispetto alla preparazione atletica, tecnica e alla capacità di rapportarsi in maniera autorevole con i partecipanti, il portamento dell’arbitro riveste una notevole importanza, anche ai fini di una valutazione di ampia o limitata futuribilità, visto che lo stile acquisito può avere una valenza molto incisiva ai fini di una buona conduzione di gara.
Sebbene per i non addetti (ivi compresi calciatori, allenatori e dirigenti) costituisca un requisito poco rilevante, l’immagine che il direttore di gara da di sé assume sicuramente un valore non indifferente: infatti, la spettacolarità di un gesto che l’arbitro esegue, oltre che suscitare una percezione positiva nei presenti all’incontro, contribuisce a creare una figura signorile dello stesso.
Caratteristiche essenziali dell’estetica arbitrale sono lo stile di corsa e la gestualità, che costituiscono il fondamento in cui poter eventualmente rintracciare l’eleganza.
STILE DI CORSA
Il requisito primario per correre bene e per dirigere una gara nel modo migliore è di essere perfettamente presenti a se stessi quando si arbitra.
Nella corsa la conquista di uno stile è solo l’esecuzione di un movimento naturale: la testa deve essere mantenuta in linea con il tronco; il busto in una posizione eretta o leggermente proteso in avanti quando aumenta la velocità; gli arti superiori devono effettuare un movimento in avanti e indietro con i gomiti piegati e le braccia in posizione perpendicolare rispetto agli avambracci; gli arti inferiori è opportuno che entrino inizialmente in contatto con il terreno per mezzo della parte esterna del piede mentre l’appoggio del tallone deve avvenire in modo soffice.
Nello specifico, poi, la corsa dell’arbitro subisce repentini cambiamenti e gli arti inferiori si devono adeguare nell’armonia del passo, della velocità e della potenza richieste.
Qualità indispensabili per un elegante stile di corsa sono:
Falcata ampia;
Corretto appoggio/spinta dei piedi;
Potenza;
Fluidità di movimento;
Adeguata oscillazione delle braccia.
Tali peculiarità vanno curate con particolare attenzione proprio perché costituiscono la premessa di una prestazione arbitrale esteticamente di rilievo.
Da evitare, invece, in quanto costituiscono i principali errori nel correre, i seguenti difetti:
Presa di contatto al suolo con i talloni;
Incrocio delle braccia davanti al busto;
Esagerata oscillazione degli arti superiori;
Eccessiva apertura dell’angolo al gomito;
Scarsa coordinazione tra gli arti inferiori e superiori;
Ondeggiamenti e spostamenti laterali del busto.
Infine, sono da sfatare le credenze che una falcata lunga conferisca maggiore velocità alla corsa (l’unico modo di accelerare, infatti, sarà quello di aumentare il numero di passi trovando un giusto equilibrio con la loro ampiezza, rapportata direttamente alla lunghezza degli arti) e che correre "sulle punte" dei piedi, come spesso in passato veniva consigliato agli arbitri, rappresenti l’esatto modello di corsa (mentre è stato dimostrato che causi malanni sia ai tendini sia ai muscoli).
GESTUALITÀ
Con questo termine si definisce il complesso dei movimenti esteriori del corpo (in particolare degli arti superiori e della faccia) che, acquisendo un certo significato, ha il valore di una vera e propria forma di linguaggio. Come tale, la gestualità può molte volte possedere una capacità d’espressione notevole, superiore alla stessa parola, almeno in quanto meno formale e quindi più sincera. Per queste ragioni, quindi, è indispensabile che un arbitro curi con particolare attenzione il proprio "linguaggio gestico" al fine di comunicare anche grazie a detta modalità di "trasmissione" il proprio "savoir faire", ottenendo un maggiore apprezzamento da parte di tutti.
Il principio generale al quale improntare i gesti e le movenze durante la direzione di una gara è quello della massima sobrietà.
Indiscutibilmente, infatti, l’arbitro composto ed elegante che uniforma i propri movimenti a criteri di linearità, essenzialità, moderatezza e semplicità è di gran lunga preferibile a colui il quale alla ricerca di una teatralità, finisce per essere pacchiano.
RICHIAMI VERBALI
L’attuazione di un efficace controllo sui comportamenti tenuti dai partecipanti ad una gara si compendia in due momenti essenziali:
1° -
In particolare, la fase preventiva comprende una serie di accorgimenti ed interventi verbali, estremamente contenuti, che il direttore di gara deve attuare nei confronti di quei calciatori (o altri tesserati) le cui condotte, pur non travalicando il lecito, siano dall’arbitro ritenuti idonei a provocare intralcio alla regolarità disciplinare dell’incontro (in siffatta complessa opera preventiva dell’arbitro rientrano certamente anche gli spostamenti "strategici" che egli effettua in quelle zone del terreno di gioco dove deve essere maggiormente avvertita la sua presenza per ricorrenti ripicche tra i calciatori o per fortuiti scontri male interpretati dai calciatori stessi che potrebbero avere successive ripercussioni), In tale prospettiva il direttore di gara mette sull’avviso "l’esuberante", chiunque esso sia, per renderlo consapevole e responsabile del suo atteggiamento in previsione di un possibile provvedimento punitivo (ammonizione o espulsione) da cui potrebbe essere colpito nel caso superi i limiti del consentito.
Dal punto di visto estetico (che, però, in questo caso assume rilevanza di natura comportamentale), il richiamo va esercitato con equilibrio, oculatezza e tempestività. L’arbitro valutata l’opportunità d’intervenire dovrà procedere in maniera misurata e signorile, evitando cioè atteggiamenti o scatti provocatori. In tal senso è quindi assai deleterio gesticolare molto animatamente, alzando la voce, se non addirittura gridando, nel richiamare un qualsiasi partecipante alla gara: infatti, con questo contegno l’arbitro non fa altro che trasmettere un "messaggio" di nervosismo, di predisposizione all’irritabilità e comunque non conforme a quella figura "super partes" che deve essere propria di un direttore di gara. Pertanto, anche in questa circostanza l’arbitro dovrà fare sfoggio di compostezza, di calma e di signorilità: avvicinatosi (rapidamente se ciò fosse necessario a causa della distanza) alla persona da redarguire, pronuncerà con tono deciso (ma senza alterare la voce) poche parole (adeguatamente soppesate) che siano di chiaro monito (senza però far mai ricorso a minacce o a frasi inopportune di qualsiasi specie), limitando il più possibile gesti delle braccia o delle mani (plateali o no), se non facendone del tutto a meno.
ESIBIZIONE DEI CARTELLINI
Particolare rilievo nell’aspetto estetico di una direzione di gara, assume la notifica dei provvedimenti disciplinari a carico dei calciatori. Infatti, come si può intuire dalla stessa parola utilizzata, la notifica è una forma di comunicazione (ossia il rendere noto) che permette a tutti i presenti di partecipare appieno all’evento sportivo apprendendo immediatamente le decisioni assunte dall’arbitro.
In tale ottica, però, non bisogna eccedere in protagonismo assumendo atteggiamenti di inopportuno autoritarismo, compiendo gesti plateali o superflui. A tal fine, l’arbitro deve ricordare che i cartellini vanno esibiti in modo imponente, ma senza gesti bruschi, impetuosi o eccessivamente perentori: è conveniente, quindi, che l’estrazione del cartellino dalla custodia avvenga senza frenesia; successivamente, mediante una non troppo repentina semirotazione laterale del braccio disteso, con il cartellino che da una sua estremità è stretto tra l’indice e il pollice della mano, viene portato ben al di sopra della testa e così mostrato per alcuni istanti al calciatore colpevole.
Assolutamente da evitare la notifica del provvedimento con il calciatore che rivolge all’arbitro le spalle o che si allontana (salvo il caso di espulsione) o, peggio, che è in terra o, ancora, che si trova tra altri calciatori. Nelle suddette ipotesi il direttore di gara si comporterà così come appresso riportato:
calciatore di spalle o che si allontana: tentare di richiamare la sua attenzione con la voce (senza alterarsi nel tono) ma non pretendendo che egli vi raggiunga; in caso di persistente ritrosia, recarsi celermente presso di lui comportandovi poi come sopra;
calciatore in terra: attendere il suo rialzarsi, invitandolo eventualmente ad essere rapido senza però divenire scortesi;
calciatore in gruppo: invitarlo ad uscire dal capannello o esortare gli altri calciatori ad allontanarsi cosicché da poter procedere come prestabilito.
Infine si sconsiglia fortemente di conservare i cartellini separati dal taccuino: alcuni arbitri, infatti, adottano questa sistemazione (utilizzando tasche diverse della divisa) per essere più rapidi nell’assunzione del provvedimento. Il risultato che spesso ne deriva è quello di una sanzione poco ponderata, se non anche affrettata, notificata in modo antiestetico, quasi con piglio vendicativo.
RIPRESE DI GIOCO
Anche tali occasioni rappresentano per il direttore di gara una possibilità notevole per evidenziare la propria compostezza: egli, a tal fine, dovrà evitare di indicare lungamente con il palmo della mano aperto la squadra cui è stata accordata la rimessa dalla linea laterale o il calcio di punizione, limitandosi ad un chiaro e misurato (soprattutto, nel tempo) cenno del dito indice.
Nell’assegnazione di un calcio d’angolo o di rinvio si consiglia di indicare la bandierina nei pressi della quale deve essere collocato il pallone (all’interno dell’arco d’angolo) oppure l’area di porta, evitando di sollevare il braccio ad un’altezza maggiore della spalla.
In occasione della segnatura di una rete o che debba essere accordato un calcio di rigore si suggerisce di comportarsi allo stesso modo, nel primo caso indicando il cerchio di centrocampo e rientrando di corsa verso la linea mediana (senza però alcuna esaltazione o foga né perdendo il controllo visivo dei calciatori), evitando (qui come in qualunque altra circostanza) di segnare sul proprio taccuino quanto avvenuto mentre ci si muove (infatti, giunti rapidamente a centrocampo si avrà tutto il tempo di scrivere ciò che necessita) mentre nel secondo indicando il "dischetto del rigore" ed assumendo velocemente la posizione prescritta per l’effettuazione di un calcio di rigore, senza ulteriori inutili o appariscenti indicazioni.
Nel caso in cui, poi, l’arbitro abbia assegnato ad una squadra un calcio di punizione indiretto, dovrà segnalarlo alzando un braccio e portando la mano aperta ben al di sopra della testa, facendo però a meno di attendere lungamente (per ipotesi, il recupero del pallone), di muoversi (ad esempio per verificare il rispetto della distanza) o addirittura di correre con il braccio in detta posizione. Nelle suddette circostanze, egli potrà effettuare una prima indicazione nel momento in cui ha accordato il calcio di punizione, quindi, dopo aver assunto l’idonea posizione all’interno del terreno di gioco, qualche secondo prima che il pallone sia calciato, assumere la posa prevista dal regolamento.
A fine gara, nel decretare il termine della stessa limitarsi al consueto triplice fischio, senza accompagnarlo con particolari (e tanto meno vistosi) gesti delle braccia. Inoltre, è opportuno fare a meno di fermarsi sul terreno di gioco (o tardare comunque a lasciarlo) -
VANTAGGIO
Elemento qualificante di una prestazione arbitrale dal punto di vista tecnico, il vantaggio costituisce un’opportunità per contraddistinguersi come arbitro di classe anche sotto l’aspetto estetico.
A tale scopo è opportuno che il direttore di gara rammenti che laddove egli conceda il "vantaggio", di fatto sta rivolgendo ai calciatori un invito al gioco: infatti, sebbene in presenza di un’infrazione alle Regole, l’arbitro lascia proseguire l’azione per evitare che da una sua interruzione risulti avvantaggiata la squadra che ha commesso la scorrettezza.
L’applicazione del vantaggio deve essere indicata mediante un visibile ma breve e composto gesto di un solo braccio, con la mano aperta (palmo rivolto verso l’alto), proteso prima in avanti, quindi lateralmente con un movimento armonico, evitando di portarlo ad un’altezza maggiore della spalla.
Si sconsigliano nel modo più assoluto segnalazioni effettuate di scatto o peggio ancora sbracciandosi in maniera plateale.
Con l’occasione si ricorda che il vantaggio deve essere accordato nei casi di immediata e chiara evidenza, sempre che la gara si mantenga nei limiti di un’accettabile correttezza agonistica, non trascurando mai che di tale potestà attribuita all’arbitro va fatto uso intelligente in relazione all’andamento della gara. È bene non dimenticare che la concessione del vantaggio in occasione di falli di una certa gravità impone all’arbitro di comminare il provvedimento disciplinare del caso ad azione ultimata.
INGRESSO SOCCORRITORI PER CALCIATORI INFORTUNATI
Limitarsi ad un contenuto gesto della mano teso ad evidenziare l’autorizzazione ad entrare sul terreno di gioco. Nel caso in cui i soccorritori siano entrati senza permesso, l’arbitro per la prima volta, eviterà di effettuare un richiamo ma rinnoverà alla loro attenzione, in modo cortese ma fermo, la necessità di attendere in futuro un suo cenno. Il ripetersi di tale condotta deve invece essere punito con l’allontanamento.
RICHIESTA PALLONE
Qualora durante lo svolgimento dello gara il pallone con cui si stava giocando si renda indisponibile (vuoi perché divenuto irregolare o perché, finito fuori del terreno di gioco, non sia recuperabile a breve) è necessario che l’arbitro ne autorizzi la sostituzione richiedendone un altro alla società ospitante. Pure in tale situazione, il direttore di gara richiamerà l’attenzione dei presenti in panchina con un composto movimento della mano, senza peraltro fare uso del fischietto (salvo casi eccezionali in cui la richiesta vada disattesa) né gesticolando sconvenientemente (ad esempio indicando con le mani la forma del pallone).
RIMESSA LATERALE IRREGOLARE
Qualora un calciatore effettui una rimessa dalla linea laterale in maniera irregolare e l’arbitro debba far ripetere la stessa allo squadra avversaria, egli dovrà fare a meno di ruotare le mani o gli avambracci per indicare la decisione assunta. Al verificarsi di detta evenienza sarà sufficiente un colpo di fischietto eccezionalmente accompagnata da una comunicazione verbale (in particolare nei campionati organizzati dal settore giovanile), che spieghi la decisione e la sua motivazione. Con l’occasione si rammenta che se un calciatore perde tempo nell’effettuare una rimessa non potrà essere accordato il cosiddetto "cambio battuta" (ciò non è previsto dal Regolamento), ma tutt’al più il colpevole dovrà essere ammonito (soprattutto in caso di recidiva).
RECUPERO
Al termine di ciascun tempo di una gara è previsto che l’arbitro comunichi i minuti che recupererà secondo quanto previsto dalla Regola 7. Per mettere in pratica questa disposizione, è necessario che il direttore di gara stesso, dove non è designato il quarto ufficiale, a pochi secondi dal termine di ogni tempo, utilizzando una o entrambe le mani (portando una o ambedue le braccia alte sopra la testa), indichi con le dita in modo chiaro, per alcuni secondi, i minuti che costituiranno il recupero. Tale indicazione può essere effettuata col pallone in gioco o no, evitando (salva diversa specifica indicazione dell’Organo Tecnico di appartenenza) di emettere un colpo di fischietto, sia perché non previsto dal Regolamento sia per non ingenerare dubbi.
Ovviamente, nel caso eccezionale si verificassero dopo la comunicazione ulteriori perdite di tempo, si dovrà effettuare un’altra segnalazione al termine del recupero ipotizzato in precedenza.
È importante porre attenzione al rispetto dei minuti di recupero annunciati avendo cura di fischiare con oculatezza alla fine dei medesimi.
MODO DI PRESENTARSI
A completamento di quanto sopra riportato, desideriamo per concludere la disamina dell’aspetto estetico, fornire qualche breve suggerimento sul "look" che deve contraddistinguere un direttore di gara fine.
Senza dubbio, infatti, molta importanza è da attribuirsi all’immagine di sé che dà l’arbitro dal momento in cui giunge al campo di gioco: sin dal primo impatto è essenziale fare una buona impressione a tutti i presenti, infondendo una sensazione di eleganza e compostezza.
L’arbitro deve presentarsi in un abbigliamento sobrio, senza eccessi stravaganti, come compete a qualsiasi persona pubblica, che essendo in vista, non si può porre in una posizione di eccessiva eccentricità, tale da poter essere per questo criticata o, peggio, derisa.
A tal fine, è quindi opportuno presentarsi sempre in ordine (privandosi eventualmente di orecchini o altri monili, specie se vistosi), con la barba rasata, la capigliatura curata e non lunga, ben vestiti (possibilmente con giacca e cravatta) e con un borsone adeguato.
Per quanto possa essere superfluo, si ricorda che è assolutamente inopportuno giungere presso l’impianto sportivo indossando occhiali da vista e, in ogni caso, è vietato arbitrare con gli stessi.
La divisa, che deve essere quella prescritta, senza che ad essa siano state fatte aggiunte o variazioni personali di qualunque genere, pulita e stirata, va indossata con cura prestando attenzione a risvoltare i calzettoni secondo la propria statura, infilando la camiciola dentro il pantaloncino e sistemando bene il laccio di quest’ultimo, in modo tale che ambedue non fuoriescano facilmente dando così l’idea di essere trasandati.
Evitare di indossare magliette o scaldamuscoli visibili sotto la divisa o calzoncini eccessivamente aderenti o corti, utilizzandoli invece di lunghezza e larghezza proporzionata alla propria struttura fisica.
Anche nella scelta del fischietto, privilegiare la consuetudine che prevede il colore nero, facendo a meno di scegliere colorazioni appariscenti. Si consiglia, infine, di utilizzare scarpe interamente nere, o almeno in prevalenza nere e, comunque, non vistose.