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Formazione > Arbitro da Manuale
 

L’ARBITRO e L’INCARICO

PRIMA DELLA GARA
Ricevuto ed accettato l’incarico, l’arbitro designato deve programmare con cura la propria trasferta e raggiungere la località sede della gara in tempo utile. Arrivato nella località della partita, deve giungere presso il campo di gioco almeno 45 minuti prima dell’ora fissata per l’inizio, in modo da poter espletare con calma tutte le operazioni preliminari ed iniziare puntualmente la gara.
Giunto presso l’impianto sportivo è opportuno, soprattutto se non conosce tale struttura, che ispezioni lo stesso ed in particolare il recinto di gioco, ponendo attenzione a tutte le possibili anomalie, al fine di chiederne la regolarizzazione, se possibile, e di riferirne agli Organi competenti.
Entrato nel proprio spogliatoio ed indossata la divisa, richiederà, se nel frattempo non gli siano stati consegnati, ai dirigenti accompagnatori ufficiali delle due società, gli elenchi (almeno in duplice esemplare) in cui siano contenuti i nominativi dei partecipanti alla gara (terrà in ogni caso presente che le squadre hanno diritto di usufruire, a loro discrezione, del prescritto tempo d’attesa). Agli elenchi, che devono essere firmati dal dirigente responsabile (o, in sua mancanza, dal capitano), devono essere allegate o la tessera federale di ciascun nominativo oppure un documento ufficiale di riconoscimento rilasciato dalle Autorità Pubbliche. L’arbitro, quindi, procederà al riscontro dei nominativi e dei relativi numeri delle tessere o dei documenti personali (prestando particolare attenzione che non siano contraffatti) consegnatigli ed indicati negli elenchi. Successivamente, identificherà gli iscritti nelle suddette distinte, secondo la seguente procedura:
inviterà nel proprio spogliatoio (se abbastanza ampio) una delle due squadre, oppure sarà egli a recarsi negli spogliatoi della squadra di cui trattasi, se per un qualunque motivo fosse disagevole il contrario;
costatato che tutti i calciatori siano pronti e prestino attenzione (evitando assolutamente di procedere in caso siano ancora svestiti o distratti) e che nessuna persona non iscritta in distinta sia presente, chiamerà, nell’ordine riportato nell’elenco, i calciatori rivolgendosi ad ognuno con l’appellativo di "signore" ed accertandosi che ciascuno porti il numero di maglia indicato e che il volto di ogni singolo corrisponda a quello impresso sulla foto del documento di riconoscimento.
Allo stesso modo si comporterà con la seconda squadra.
Terminata l’identificazione, consegnerà a ciascun dirigente responsabile copia dell’elenco dell’altra società: detto adempimento è essenziale, tanto che qualora un arbitro ometta di provvedere alla suddetta consegna, specie se espressamente richiesto prima dell’inizio della gara, quest’ultima può essere invalidata dal competente Organo di giustizia sportiva. Si accerterà inoltre della disponibilità dei palloni prescritti, verificandone la regolarità.
Ultimati gli adempimenti sopra specificati e dopo aver consegnato le chiavi del proprio spogliatoio al dirigente responsabile della società ospitante (la quale, pertanto, risponderebbe di eventuali furti o danni subiti dal vestiario o da oggetti del direttore di gara che non esulino dalla norma), l’arbitro entrerà nel recinto di gioco e chiamerà a sé le squadre con un colpo di fischietto, provvedendo nell’attesa dell’arrivo dei calciatori a controllare l’efficienza della rete della porta a lui più vicina.
Formatasi una fila per ciascuna squadra, raggiungerà il centro del terreno di gioco dove si renderà il saluto al pubblico (è consuetudine che in questa circostanza l’arbitro emetta un colpo di fischietto). Provvederà, poi, al controllo della rete dell’altra porta verificando, altresì, nuovamente la regolarità della segnatura del terreno. Accertatosi, infine, che nel recinto di gioco vi siano soltanto le persone autorizzate, controllata la regolare posizione dei calciatori, darà il segnale per l’inizio del gioco.
Può verificarsi, talora, che sia disposto dagli Organi competenti il rispetto di un minuto di raccoglimento, prima dell’inizio della gara. In tale circostanza, l’arbitro dopo aver svolto i preliminari come sopra riportato, quando i calciatori sono pronti per iniziare l’incontro, emetterà un primo fischio per segnalare l’inizio del raccoglimento, un secondo fischio a sancirne la fine, e con un terzo fischio autorizzerà l’avvio della gara. Detta procedura è opportuno comunicarla alle squadre durante l’identificazione affinché tutti sappiano come comportarsi.

DURANTE LA GARA
L’arbitro deve assolutamente evitare di:

farsi notare (non è lui, infatti, il protagonista dello spettacolo);
mostrare troppa confidenza o, al contrario, assumere atteggiamenti eccessivamente e forzatamente autoritari, tali da apparire arrogante;
dimostrarsi nervoso o esitante come pure tollerante e permissivo;
polemizzare coi calciatori o pronunciare nei loro confronti frasi sconvenienti;
rivolgersi in qualsiasi modo al pubblico che inveisce nei suoi confronti, rimanendo invece impassibile sia alle ingiurie sia alle minacce;
accompagnare o giustificare le proprie decisioni con mimica o gesti perentori;
rivolgersi ai calciatori con il "tu";
fare cenni inopportuni di richiamo ai calciatori o mettere loro le mani addosso (anche per posizionare la cosiddetta "barriera");
fischiare i falli e le infrazioni con ritardo, soltanto a seguito di proteste del pubblico o sollecitazioni dei calciatori;
richiamare i calciatori facendo uso del fischietto;
tenere costantemente il fischietto in bocca;
obbligare un calciatore a recuperare il pallone o a raggiungerlo per la notifica di un provvedimento disciplinare o, ancora, a pacificarsi con un avversario.

L’arbitro, invece,
deve:
mettere in evidenza un contegno cortese, dignitoso e riservato nei riguardi di chiunque, dando esempio di superiorità (da non confondere con alterigia e superbia), di garbo e di stile;
dimostrare signorile fermezza, sicurezza, serenità d’animo e senso sportivo nell’espletamento della sua funzione;
parlare con avvedutezza ed il meno possibile;
operare tenendo presente che il suo compito non è quello di punire bensì di controllare che il gioco avvenga come prescritto dalle Regole;
adottare al momento opportuno tutti i provvedimenti, sia tecnici sia disciplinari, previsti dal Regolamento per bandire dal terreno di gioco la violenza, l’intimidazione, l’oltraggio e la scorrettezza;
essere tempestivo negli interventi, pur concedendo con giudizio il vantaggio;
applicare con coerente ed uniforme interpretazione, per tutta la durata della gara, le Regole del Gioco;
essere in perfetta efficienza fisica e bene allenato per seguire da vicino il gioco per tutta la durata della gara, con prontezza di riflessi.

Si rammenti che, di norma, il fischio d’interruzione vale anche come segnale di ripresa, salvo quando il gioco rimane interrotto per un tempo superiore al normale o quando sia richiesta la verifica della prevista distanza degli avversari dal pallone.

DOPO LA GARA
L’arbitro, dopo aver emesso il triplice fischio, che per prassi indica la fine della gara, di norma, lascerà il terreno di gioco facendosi precedere dai calciatori e ciò per controllore eventuali irregolarità nel loro comportamento.
Ravvisandone la necessità, deve richiedere l’intervento dei dirigenti della società ospitante a tutela dell’incolumità propria, dei calciatori e dirigenti della società ospitata, mantenendo sempre un atteggiamento sereno e dignitoso. Nell’eventualità di incidenti di una certa gravità o di sosta forzata negli spogliatoi, l’arbitro è tenuto ad informare l’Organo Tecnico nel più breve tempo possibile.
Nello spogliatoio (ed anche dopo) il direttore di gara non deve fare dichiarazioni sull’incontro appena concluso o esprimere opinioni o giudizi su fatti, circostanze e persone aventi comunque attinenza con la partita arbitrata.
Avrà cura di restituire i documenti ai dirigenti responsabili facendosi firmare "lo statino" di fine gara, contenente i dati essenziali dell’incontro.
Sosterà, quindi, nello spogliatoio per almeno 20 minuti dal termine della gara in attesa dell’eventuale visita dell’Osservatore.
Infatti, in alcune gare durante la stagione, l’Organo Tecnico invia un proprio incaricato (OSSERVATORE) al fine di valutare la prestazione dell’arbitro riferendo successivamente, con apposita relazione, sulle qualità e sulle lacune che si sono evidenziate nel corso della partita.
La funzione dell’Osservatore è strettamente collegata alle esigenze dell’Organo Tecnico di appartenenza, la cui attività tende soprattutto a valorizzare gli arbitri a propria disposizione assicurando in ogni caso la regolarità dei campionati.
In quest’opera di valorizzazione, l’Organo Tecnico si avvale per l’appunto della collaborazione di persone di sua fiducia, in grado non solo di valutare lo status del direttore di gara e di riferire sulle risultanze emerse nel corso della prestazione, ma soprattutto di aiutare l’Arbitro a perfezionarsi fornendogli consigli e suggerimenti per migliorare le proprie performance.
Alla luce di ciò, ne consegue che l’Osservatore è contemporaneamente istruttore per l’Arbitro e collaboratore dell’Organo Tecnico, risultando l’ideale anello di collegamento tra quest’ultimo e i propri arbitri.
In riferimento all’attività di formazione svolta dall’Osservatore, il momento di maggiore importanza per la crescita dell’Arbitro è senz’altro costituito dal colloquio di fine gara.
In tale sede, infatti, il collega dotato di maggiore esperienza arbitrale analizzerà la prestazione fornita dal direttore di gara incentrando l’attenzione sulle eventuali problematiche emerse di maggiore e più chiara consistenza. È bene che il dialogo sia da subito improntato alla massima cordialità e che si svolga con franchezza e serenità d’animo. L’arbitro potrà tranquillamente esprimere il proprio parere su quanto riferito dall’osservatore: è in quest’occasione, senza dubbio, che si possono chiarire interpretazioni, episodi e fatti accaduti nel corso della gara.
Nel caso in cui all’arbitro siano mossi dei rilievi circa errori commessi, è opportuno che eviti di addurre pretesti o cerchi inutili appigli sforzandosi invece di ricercarne, insieme con il collega Osservatore, la causa sollecitando altresì l’indicazione del rimedio.
Sono assolutamente fuori luogo comportamenti di prostrazione (avanzando, ad esempio, richieste d’indulgenza) o di adulazione (putacaso esaltando le qualità del collega), come pure il riferire il proprio curriculum vitae (età, anzianità di tessera, giudizi precedenti) o il tentativo di far credere di essere in "odore" di promozione o ancora vantare "amicizie influenti".
Può verificarsi che non ci sia totale o parziale sintonia tra il pensiero espresso dall’Osservatore e quello dell’Arbitro: anche in tale evenienza, si deve evitare nel modo più assoluto ogni forma di polemica rapportandosi sempre con la dovuta educazione e nel massimo rispetto reciproco.
Si rammenta infine che, in ogni caso, l’aspetto più importante dell’essere visionati non è costituito tanto dal giudizio espresso dall’Osservatore quanto dall’apprendere l’esistenza di eventuali lacune nel proprio bagaglio tecnico (nell’accezione più ampia dell’aggettivo) e le modalità per colmarle al fine di poter ambire o traguardi sempre più prestigiosi.
Soltanto confrontando le proprie idee e conoscenze con quelle degli altri (anche se non sempre si potranno condividere), e nella fattispecie con quelle di un collega più esperto, si avvia il processo di crescita e maturazione.


 
 
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