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Giuseppe Pennino
DUE FISCHIETTI NEL CUORE PER UNA GRANDE PASSIONE: DIRIGERE
Quando si incontra un pezzo di "Storia", quando il tempo lascia dei segni così indelebili non si può non parlare di ricordi e non si può non parlare di grandi Uomini. Di fronte a 10 lustri di tessera tutto quello che oggi il collega Giuseppe Pennino ha raccontato è sempre troppo poco, ma ha il valore di una grande esperienza che lascia una lezione a chiunque è disposto ad ascoltare questa storia. Pippo Pennino porta nella sua cinquantennale attività per l’AIA l’amore che portò lui sui campi da gioco. Nei ruoli di Arbitro, Assistente e Osservatore sempre pronto a completare il suo percorso al meglio, un lungo cammino che oggi, trascorso mezzo secolo, lo immortala tra gli Arbitri Benemeriti della nostra Sezione.
Partiamo con un tuffo agli esordi: Come, quando e perché iniziò a fare l’Arbitro?
Ricordo che la mia passione per il calcio mi spinse a fare questa scelta. Correva l’anno 1961 ed io seguivo con piacere le gare del Messina. Un giorno un amico mi disse che diventando arbitri e ricevendo la tessera associativa si poteva avere la possibilità di accedere liberamente a tutte le gare organizzate dalla FIGC. Avevo 24 anni e mi sembrò un modo per risparmiare qualche soldo visti i sacrifici che all’epoca facevo. Avevo perso mio padre, caduto in guerra e sicuramente in quegli anni non si viveva nel lusso. Iniziai il corso e lo completai nel 1962, ma la cosa più strana fu che in quell’anno superati gli esami diventai il 29 giugno Arbitro e il giorno successivo Vigile Urbano. In quello stesso anno il Messina calcio otteneva la promozione in Serie A. La cosa più simpatica è che entrambi i ruoli mi consentivano di poter entrare allo stadio gratuitamente, ma la passione di dirigere tolse il tempo a quella ragione che mi portò a fare questa scelta così importante che oggi rinnovo nell’entusiasmo e nei piacevoli ricordi di esperienze uniche.
Ci racconti la sua carriera da Arbitro e qualche episodio che porta nel cuore?
Iniziai a calcare i campi siciliani dopo aver appreso dell’arrivo della divisa. Il collega Basile mi disse: "La divisa è arrivata in Sezione passa a prenderla!". Arrivato al cospetto del Cavaliere Mazzotta presi la divisa e lui stesso mi designò nella Juniores. Iniziai la mia avventura e dopo quei primi 90 minuti così tanto attesi, l’osservatore disse subito al Cavaliere: "È sprecato per la categoria!". Passai subito in Seconda Categoria e salto dopo salto arrivai fino in Promozione che rappresentava la massima categoria regionale. In così tante partite dirette difficile trovare un particolare che meriti risalto. Ricordo con un sorriso quando mi trovai ad arbitrare a Rosolini e con un amico lasciammo la macchina lontano dal campo e partiti per rientrare a casa dopo una partita complicata notammo un auto che ci inseguiva che restò dietro la nostra 600 Abarth fino a Santa Maria degli Ammalati. La cosa più buffa fu vedere la designazione di lunedì che mi vedeva ancora a Rosolini per dirigere Rosolini –Terranova. Naturalmente andai tranquillamente ad arbitrare, quella gara si presentò con le sue difficoltà ma la portai a termine uscendo dagli spogliatoi soddisfatto ma vestito da Vigile Urbano. Era un’attività che amavo e che facevo con impegno e dedizione, ricordo ancora tutti i giocatori che ho espulso e tutte le vicende particolari. Durante la gara Taormina -
Ricorda qualche altro episodio simpatico che le successe durante la sua attività?
Episodi ce ne sono tanti ed è perfino difficile richiamarli alla mente. Mi rimane impresso quando ero in servizio da Vigile Urbano e feci una contravvenzione al carabiniere Volante, che in borghese aveva lasciato incustodita l’auto "civetta". Quando arrivo il suo superiore anziché cercare di giustificare la multa come aveva chiesto il trasgressore, rispose allo stesso che era grave il fatto che si era fatto fare la multa. Quattro giorni dopo vado ad arbitrare a Floridia, una gara abbastanza accesa che si concluse in un clima poco sereno. In quella gara rincontrai il carabiniere Volante che gestiva l’ordine pubblico e disse ai colleghi: "Attenzione che oggi l’arbitro è un collega!". Tornai a casa contento del gesto di gran rispetto di Volante. O come dimenticare la gara Capo d’Orlando-
Nel 1971 passò nel ruolo di Assistente, ci racconti del suo rapporto e delle sue avventure con la bandierina?
Arrivai in serie D per iniziare questa avventura che mi portò fino in serie B. Riuscì ad integrarmi anche con questo nuovo ruolo che mi diede le sue soddisfazioni. Come quando ero arbitro uscivo spesso in coppia con l’amico Cottone e anche con l’amico Sturniolo: a quei tempi non tutti avevano la fortuna di possedere l’auto e cercavamo di aiutarci in ogni modo pur di portare a termine il nostro mandato. Una volta arrivati alla stazione con il collega Cottone mentre aspettavamo per andare ad espletare il nostro compito a Catania, il treno venne soppresso. A quel punto tornammo a casa e presa la vespa partimmo con le valigie caricate cercando di non aumentare il nostro ritardo. Delle mie esperienze fuori dalla Sicilia ricordo ancora la gara Gallipoli -
Il ruolo da Osservatore e le sue più belle esperienze associative riesce a condensarli nei ricordi?
Ho intrapreso la carriera da Osservatore con lo stesso impegno degli altri ruoli che ho avuto. Tra gli aneddoti ricordo quando andai in treno a visionare un Arbitro a Vibo per la gara Vibonese-
50 anni di grandi emozioni dunque, ma quale è stato il ruolo che ha preferito e l’importanza che ha dato a questi suoi 19000 giorni di AIA?
La mia carriera arbitrale ha rappresentato una svolta positiva per la mia formazione, mi ha fatto crescere e mi ha tanto aiutato nella mia carriera militare. Di tutti i ruoli che ho intrapreso nessuno mi ha mai dato più soddisfazioni dell’altro perché a tutti mi avvicinavo con lo stesso impegno e la stessa passione, che mi permettevano di ripartire al meglio e che tutt’oggi mi accompagnano. Ricordo ancora anche l’impatto che aveva sulla mia famiglia, quando mia moglie non vedendomi uscire la domenica dopo mi si avvicinava e scherzando mi diceva: "Non sei andato bene la volta scorsa?!". Diventava un modo per farla sorridere del mio sguardo e gioire della mia insolita presenza a casa della domenica. Come dicevo la mia grande, lunga e bella esperienza si è intrecciata con la mia vita non senza grandi difficoltà e grandi traguardi, lasciandomi però sostanzialmente felice di questa scelta che per caso mi portò ad avere due fischietti nel mio cuore che ancora oggi vivono nei miei ricordi e riempiono le mie giornate di entusiasmo e di passione.
Francesco Antonio Barca