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FRANCO CAPILLO, DALLA BANDIERINA DI ASSISTENTE ALLA TOGA DI GIUDICE SPORTIVO
In occasione del raduno OTS di inizio stagione, abbiamo avuto la fortuna di incontrare il Giudice Sportivo della Delegazione FIGC di Messina, alias Arbitro Benemerito, Francesco Capillo, che è stato cosi gentile da concederci qualche minuto del suo tempo per raccontarci un po’ della sua straordinaria carriera, passata tra campi prestigiosi e scrivanie sempre importanti.
Il collega Capillo, "bianco" di crine ma dallo spirito indomito di un ragazzino, inizia il suo racconto proprio dagli albori: "Sono entrato per la prima volta in sezione attorno agli anni ’70, allora eravamo vicino alla chiesa di San Nicolò, in via Aurelio Saffi. Era la prima casa degli arbitri messinesi e accoglieva una nidiata di talenti che faceva invidia a tutta Italia: Lanese, Amendolia, La Rosa…"; mentre racconta, l’emozione per un ricordo un po’ sbiadito nella memoria è forte, di quelle che si mischia alla malinconia per un tempo forse difficile da ritornare: "erano bei tempi per la nostra Sezione, e riuscire a emergere con dei mostri come quelli davanti era molto difficile, anche per questo decisi di passare ad assistente. Questa decisione fu foriera di soddisfazioni per me: attorno agli anni ’80 ci fu l’esordio in Serie A, in quello che fu un periodo d’oro per l’arbitraggio messinese". Per quasi dieci anni il nostro calca i palcoscenici più prestigiosi della serie A, dirigendo spesso insieme agli "amici di sezione": "ricordo di una partita per noi memorabile al Dall’Ara di Bologna, con terna e quarto uomo tutta proveniente da Messina".
Una volta giunta la fine di questa straordinaria cavalcata, Capillo rimane nel mondo che lo ha reso felice: "la naturale prosecuzione del mio lavoro era quella di entrare a far parte della Commissione in Can D, e così successe, poi collezionai diverse cariche di prestigio come la commissione CAN 5, dove rimasi per 7 anni, fino ad arrivare all’ufficio del Giudice Sportivo". Dal giudicare in campo al farlo dietro una scrivania la differenza è abbastanza evidente: "quando sei dentro il rettangolo di gioco il giudizio è tecnico, immediato, mentre, quando ci si trova a dover leggere i referti, questo è mediato, e bisogna esser in grado di interpretare l’esperienza vissuta da altri arbitri".
In conclusione di questa bella chiacchierata non resta che chiedere quale sia la speranza e l’interesse per uno che dalla carriera ha già avuto tanto: "il mio interesse è quello di lavorare con e per i giovani, e naturalmente la speranza è che, un giorno, come un tempo, Messina possa tornare al vertice della classe arbitrale". Questa è la speranza che tutti possiamo e dobbiamo condividere, per portare la nostra sezione li dove merita. Al Top.
Valerio Villano Barbato