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SACCÀ, AMENDOLIA, MATTACE: TRIS D’ASSI PER NOI
Continua il nostro viaggio fra i giovani virgulti della Sezione, che di domenica in domenica raggiungono nuovi e più importanti traguardi; oggi, tocca a tre pezzi da novanta del club di via S. Sebastiano: Benito Saccà, Domenico Amendolia e Giuseppe Mattace Raso. Per tutti loro è arrivata la gioia della prima direzione in Seconda Categoria, massimo livello dell’arbitraggio OTS. Li abbiamo intercettati tra una seduta di allenamento e una riunione e non poteva mancare la nostra ormai consueta intervista.
Benito, che frequenta il liceo, ancora non ha assorbito del tutto l’emozione: “quando mi è arrivata la notizia della designazione, ero in classe con i miei compagni ed ho gioito. Era la cosa più bella del mondo in quel momento, la aspettavo da tanto e finalmente era arrivata”; per Domenico invece la mail tanto attesa è stata un “raggio di luce in una mattinata buia. Proprio così. Mercoledì mattina mi è successo di tutto: prima un tir mi ha quasi tamponato, poi per via di altri piccoli problemi è stata una giornata davvero orrenda. Almeno fino a quel momento. Non mi aspettavo di ricominciare dalla Seconda, ma si vede che questa categoria me la sono meritata”. Serafico Giuseppe, che per uno strano gioco del destino si è visto rimandare due volte la data dell’esordio: “questa designazione la aspettavo da tempo, a maggior ragione perché, per causa di forza maggiore, la partita è stata rinviata due volte, e di conseguenza il giorno fatidico sembrava non dovesse mai arrivare; sono stato bravo a tenere lontana la tensione ma inevitabilmente prima del fischio d’inizio un po’ emozionato lo ero”. Messe da parte gioie ed emozioni varie era già tempo di preparare la partita, soprattutto per entrare al meglio in una realtà sostanzialmente differente dalla precedente come ci spiega Benito: “sicuramente la prima cosa che ho notato è stata una maggiore attenzione nei miei riguardi, verso la figura arbitrale in genere, da parte dei dirigenti che si sono comportati in modo molto professionale” allo stesso modo gli fa eco Domenico: “sì, anche nella mia esperienza ho avuto modo di osservare un maggior grado di cura e preparazione da parte dello staff dirigenziale delle due squadre, un buon passo in avanti rispetto al settore giovanile, o alla stessa Terza Categoria dove le cose vengono ancora fatte con un po’ di approssimazione”. Dettagli che fanno la differenza anche secondo Giuseppe, che dal canto suo parla di società maggiormente “educate” allo sport: “mi sono trovato di fronte dirigenti maggiormente attenti, e questo ho avuto modo di notarlo anche nella precisione con cui mi sono state presentate le distinte, non più fotocopiate, ma preparate nei moduli della LND” Dal punto di vista del gioco sono poche invece le differenze: “non ci sono grossi salti di qualità rispetto alla Terza, è tutto legato alla bravura del singolo, più che alla forza di un collettivo ben organizzato”, sentenzia il buon Amendolia “a questi livelli è molto importante il fattore campo, o meglio l’idea che le squadre hanno di esso; nella mia gara – quella di Saccà – c’era molto nervosismo nei primi quindici minuti, fino a che i padroni di casa non sono riusciti a sbloccare il punteggio, poi la gara è andata in discesa”. Prima di giungere alla conclusione di questa simpatica conversazione, un accenno sulla tradizione arbitrale di “famiglia” che caratterizza due dei nostri interlocutori è d’obbligo: “Mio padre, che è stato direttore di gara fino all’eccellenza, è stato fondamentale nella mia crescita, fin dalle primissime partite mi ha aiutato in tutto, sapendo poi perfettamente quando era il momento di mettersi in disparte. Sicuramente posso ritenermi più fortunato rispetto agli altri colleghi”; un po’ diversa la situazione per Domenico, che porta il cognome del celebre Angelo, prematuramente scomparso solo qualche anno fa: “ogni volto che vado ad arbitrare una partita tutti mi domandano se c’è parentela con lui. Nei miei propositi c’è quello di riportare in alto questo nome”. In chiusura, quasi marzullianamente, lasciamo spazio alle speranze di questi giovanotti: “io – dice Benito -
Valerio Villano Barbato