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A PAESTUM PER LA SECONDA "SALERNO CUP":
ANCORA SUL PODIO TRA STORIA, SOLE E TANTO DIVERTIMENTO


A conclusione della "stagione calcistica" della nostra rappresentativa sezionale arriva la Salerno Cup organizzata dagli amici della consorella campana. Trasferta preparata in grande stile con partenza in treno da Villa S. Giovanni di buon mattino, per raggiungere il piccolo centro di Capaccio, più noto per la vicinanza della storica Paestum, base operativa della nostra spedizione. Arrivati senza particolari obblighi agonistici e organizzativi, stavolta sembriamo una vera e propria comitiva in vacanza: cori, urla, e chiassosa euforia, che da sempre contraddistinguono le nostre uscite, colorano ogni situazione che ci vede coinvolti: dalla sveglia mattutina alla ritirata notturna non c’è un attimo di stanca in questa allegra brigata.
La prima giornata di torneo prevede una sola gara, contro i campioni uscenti, e compagni di albergo, di Bari. Lo splendido impianto di Trentinara è teatro dell’ennesima partita “maledetta” della stagione: dominio a livello di gioco, ma sterilità sotto porta, ci condannano alla beffa finale di una immeritata sconfitta per 1 a 0. Che non sia l’anno giusto ormai l’abbiamo capito. Poco importa. Sull’ormai celebre pulmino della signora Assunta, che per tutta la durata della manifestazione ci ha scarrozzato su e giù tra Agropoli, Paestum e Capaccio, non c’è tensione. Solo voglia di relax. Il mare, a pochi passi dal nostro hotel, è proprio quello che ci vuole. Dopo qualche tuffo tonificante il clima torna sereno, e si può iniziare a pensare alla seconda giornata, fondamentale per le nostre sorti. Ad attenderci le rappresentative di Ostia, Salerno e Bernalda. La canicola campana saluta il nuovo giorno, e le speranze della brigata giallo-rossa, che, di buonora, si trova a giocarsi il più classico dei dentro o fuori contro i colleghi di Ostia Lido. Gara fisica, seppur corretta, sbloccata da
un’intuizione del bomber Santoro, abile a sfruttare un’indecisione della retroguardia laziale e a freddare il portiere avversario con un preciso rasoterra, e portata a casa dai miracoli del numero 1 Spadaro, capace di neutralizzare anche un calcio di rigore. Primi 3 punti e giochi riaperti. Nemmeno il tempo di gioire che è già ora di tornare in campo: sono i padroni di casa di Salerno a fare gli onori di casa stavolta. A sbloccare il risultato ci pensa un supergol da calcio piazzato di Kaiserfranz Garzo, che pennella nel sette una traiettoria imparabile. Tutto inutile però perché poco dopo il reparto difensivo decide di staccare la spina e allora prima una gaffe della coppia Molonia-Sindoni porta ad un calcio di rigore, molto dubbio, in favore dei campani, trasformato per il pareggio. Atempo scaduto, poi, su un lancio da centrocampo, Marcello Rinaldi manca l’intervento lasciando libero di colpire l’abile centravanti in maglia granata. 1-2 e tutti a casa. Alla nostra formazione piace soffrire. E allora, per passare il turno, non resta che battere la cenerentola Bernalda. Partenza sparata dei giallo-rossi, per l’occasione in maglia bianca, che in meno di dieci minuti bucano due volte la rete lucana, prima con Santoro e poi con Garzo; presi da eccessiva foga, gli uomini di Meli finiscono per divorarsi occasioni su occasioni e subiscono il gol della bandiera dei ragazzi della piccola sezione materana. Il risultato tiene fino alla fine e si può brindare al passaggio del turno.
Sarà vero che non siamo venuti con l’idea di vincere ma si sa l’appetito vien mangiando… A proposito di mangiare, come lasciare Salerno senza assaggiare la sua specialità più tipica?
E allora vai con le mozzarelle, eccellenza campana nel mondo, che gli amici della sezione ospitante si sono premurati di farci trovare nel nostro menu serale. Dopo cena, e dopo aver controllato la situazione degli acciaccati grazie al preziosissimo lavoro del “Dott.Trischitta”, qui in doppia veste di calciatore e medico, è il momento di dare un’occhiata ai nostri colleghi leggermente più bravi, quelli della Nazionale: il caso vuole infatti, che gli Azzurri esordiscano dall’altra parte del mondo proprio durante il torneo. Riunirsi davanti ad uno schermo diventa un obbligo, un rito, una tradizione; come accade nelle case di chissà quante famiglie italiane, anche noi ci stringiamo in un unico abbraccio per sostenere i nostri beniamini. E riusciamo ad andare a nanna contenti.
Arriviamo dunque all’epilogo di questa tre giorni con le partite importanti, quelle da tutto o niente. La prima è contro Macerata, squadra mai affrontata prima d’ora. Partita per uomini veri, e ci pensa il leader maximo Giusto a portarla a casa con una perfetta punizione dal limite. Le porte della semifinale si spalancano e ancora una volta troviamo i granata di Salerno ad attenderci. Stanchezza, mancanza di lucidità e poca precisione sembrano gli ingredienti adatti per una gara destinata ai tiri di rigore, ma allo scadere, l’ormai consueta disattenzione difensiva serve su un piatto d’argento il pallone per il più comodo dei tap-in ad uno degli avanti salernitani. Finisce qui. Non ci sono colpe, non ci sono accuse d
a fare. Non era l’anno giusto, e ce ne siamo accorti. Prima di partire abbiamo ancora tempo per una divertente sfida ai rigori contro i colleghi di Barletta per sancire la terza classificata: riusciamo a mandare sul dischetto anche Andrea Lippolis e Mario Pettinato. E vinciamo pure.
Si chiude così un mese intenso, bello, triste, malinconico, divertente, esplosivo. Sì, sono questi alcuni tra i primi aggettivi che vengono in mente per descrivere la grande avventura di questo giugno. Inutile nascondere l’amarezza per non esser riusciti a portare a casa nemmeno un oro, ma altrettanto sciocco sarebbe volere negare l’evidenza, e cioè la certezza di aver onorato col cuore e con l’anima la maglia e prima ancora l’ideale rappresentato dall’appartenenza alla nostra splendida Sezione, che ha consentito ancora una volta a “grandi e piccoli” di ridere e piangere insieme, imparando a crescere, e a volersi bene come una famiglia.

Valerio Villano Barbato

 
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