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Archivio > News > 2012/2013

Mini Raduno CAI a Messina: un’occasione per incontrare un pezzo di storia dell’arbitraggio italiano


Giornata di verifica per gli arbitri CAI di Sicilia e Calabria. L’apertura dei lavori è stata presso il "PalaRescifina" di Messina dove si sono tenuti i test atletici per i fischietti appartenenti alla prima categoria nazionale. Ultimate le prove, trasferimento nei locali sezionali, per una frugale colazione e per l’inizio della parte tecnica del meeting insieme con gli osservatori.
A guidare e coordinare le operazioni tre personalità di spicco del mondo arbitrale italiano: in un colpo solo, abbiamo avuto il piacere di incontrare: Domenico Ramicone, una sorta di leggenda tra i "guardalinee" italiani e non. Un curriculum imponente il suo, culminato con la partecipazione ai Mondiali di USA ‘94; Giorgio Vitale, storico associato della sezione di Caltanisetta, con oltre 30 anni di esperienza, equamente suddivisi tra campo e scrivania; Stefano Calabrese, proveniente dalla sezione di Avezzano, 27 anni passati a dirigere gare a tutti i livelli fino ad arrivare negli anni ‘90 alla CAN, con un passato da atleta a tutto tondo.
Non potevamo farci sfuggire una cosi ghiotta occasione e, allora, ne abbiamo approfittato per un’interessante chiacchierata con loro, per parlare del funzionamento di quest’importante organo tecnico, e per frugare un po’ nella valigia dei ricordi di ognuno e tirare fuori qualche aneddoto, qualche massima, o qualunque altra cosa possa servire da lezione ad un ragazzo che per la prima volta voglia varcare la porta della sezione.
Giorgio Vitale, un omone dall’apparenza "truce", ma in realtà persona squisita e simpaticissima, ci introduce nel mondo della CAI, lui che ne è componente da 3 anni, e che ha visto nella carriera dirigenziale una normale evoluzione della sua pluriennale attività sui campi: "Ciò che differenzia un arbitro della CAI da uno appartenente al CRA è la sua capacità d’adattamento alle realtà che settimanalmente deve affrontare. L’andamento agonistico della partita varia da regione a regione e il direttore di gara deve essere capace di entrare per tempo nella giusta condizione". Oltre che con i calciatori, i quali devono essere sempre gestiti usando il giusto "stile, che può essere aggressivo, passivo, ma sempre improntato alla massima correttezza ed al rispetto reciproco", l’arbitro deve costruire un rapporto con i collaboratori: "il dialogo con gli assistenti viene imbastito non appena ricevuta la designazione; in quel momento parte un feedback che termina e si completa alla fine della gara. Solo affinando al meglio questo feeling, e con una conoscenza tecnica ottimale, si può avere una buona prestazione della squadra arbitrale".
Ma sapersi adattare a volte può non bastare, e di fronte alle nuove "frontiere" qualcuno potrebbe scoraggiarsi; proprio per evitare inconvenienti del genere in CAI è stata creata una figura ad hoc, il tutor: "il commissario Carlo Pacifici ha istituito questi componenti con lo scopo di seguire gli arbitri in ogni momento della loro evoluzione, proprio allo scopo di far superare defaillance di ogni genere; dal gruppo dei nostri fischietti dovranno uscire i futuri internazionali, perciò è nostro interesse metterli nelle migliori condizioni".
Per arrivare in Champions però, di strada ce n’è ancora tanta, ed allora, come ci dice Stefano Calabrese, bisogna fare tanta esperienza: "L’esperienza è la somma degli schiaffi in faccia che prendiamo". Chiaro come il sole. Questa massima rappresenta al meglio il pensiero di questo "ragazzo", che potrebbe ancora dire la sua con un fischietto tra le labbra e, invece, si trova dall’altro lato, a mettere tutta la sua disponibilità al servizio della sua sezione, prima, e dell’Organo Tecnico poi. "Ricevendo solo elogi non si va da nessuna parte, non impariamo niente; non sono i complimenti che ci fanno crescere ma le "bastonate". I ragazzi che riescono ad analizzare le negatività riescono a fare grandi passi avanti". Per crescere, per sfondare, Calabrese evidenzia quelle che sono gli elementi base per ogni arbitro di livello: preparazione atletica e tecnica. "Prima di fare l’arbitro ho sempre fatto atletica, quindi da questo punto di vista sono stato avvantaggiato: correvo tanto, mi mettevo in condizione di sbagliare di meno. Oggi per un arbitro la preparazione atletica è fondamentale perché la velocità del gioco è aumentata vertiginosamente. L’arbitro moderno conosce solo questo tipo di calcio perciò saper correre è fondamentale per mantenere sempre controllo e credibilità su ogni situazione". Dal punto di vista tecnico poi, un arbitro che transita in CAI, è superfluo dire che deve rasentare la perfezione: "l’aggiornamento è un aspetto fondamentale del nostro sport, non possiamo permetterci il minimo errore, anche perché si va incontro ad una maggiore specializzazione. Da questo punto di vista ho un mio mentor personale, ovvero il buon Enzo Meli, che è sempre pronto a chiarire qualunque mio dubbio riguardo alle tematiche regolamentari". Anche Stefano, poi, si sofferma sul tutor messo a disposizione dei ragazzi della CAI: "venir proiettato da Siracusa a Bolzano richiede un grosso sforzo, una grande capacità d’adattamento, e proprio per venire incontro ai direttori di gara abbiamo istituito questa figura, conoscendo la natura del nostro organo tecnico, che è un po’ un ibrido tra due realtà completamente diverse".
Come dessert di questo convivio ci siamo lasciati la chicca più prelibata: non ce ne voglia nessuno ma Domenico Ramicone, per chi mastica di calcio, è una leggenda. Undici anni di serie A, la metà dei quali da Internazionale, quando all’estero ancora non ci era andato nessuno. Probabilmente il miglior guardalinee, allora si chiamavano cosi, italiano. "Dicono che il calcio di oggi sia più veloce, però ai miei tempi c’era il Milan di Sacchi, e ricordo partite con 45 interventi per fuorigioco". Oggi Ramicone, 43 anni di tessera, fa parte della CAI, e nessuno meglio di lui può spiegarci come un arbitro deve rapportarsi con gli assistenti "il lavoro di terna è uno dei perni del progetto della CAI, anche nell’ottica del futuro passaggio in CAN D. Non più un arbitro che solo comanda in campo, ma una squadra che dirige insieme". Dopo quattro anni in CAI quali sono le maggiori soddisfazioni? "Beh, sapere che di quei 150 arbitri che ogni anno passano sotto i nostri occhi almeno uno arriverà in Serie A quella è la nostra scommessa vinta". Di fronte a un totem come Ramicone ci permettiamo una domanda un po’ spinosa, ovvero se esiste una certa influenza "politica" all’interno dell’AIA: "Nel modo più assoluto posso negare evenienze del genere. Specialmente con l’avvento di Nicchi ad avanzare è solo il merito. Spesso mi trovo a parlare con tifosi e gli dico "ma credete che l’arbitro ha sbagliato apposta?" Il primo a voler avere garanzia di non sbagliare mai vorrebbe essere proprio l’arbitro, perché solo non sbagliando si fa carriera". In chiusura non possiamo non chiedere un ricordo della sua splendida carriera: "Ricordo perfettamente quella che fu la mia ultima gara. Wembley, un’amichevole di lusso Brasile - Inghilterra, alla fine della partita arrotolai la bandierina e fu come chiudere un cerchio. Però che grande regalo finire in uno stadio del genere". Con la storia di Ramicone si chiude il racconto di questa giornata con la CAI, e chissà che da questo gruppetto di giacchette nere non ne esca uno che possa finire proprio dove quella bandierina ha smesso di garrire.

Valerio Villano Barbato


"A COLLOQUIO" CON PIPPO RACITI
Commissario Straordinario del CRA Sicilia


In occasione del mini raduno CAI svoltosi a Messina il 7 dicembre, abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Giuseppe Raciti, ex vice-persidente del CRA, divenuto Commissario straordinario dopo l'elezione del Presidente Saro D'Anna al Comitato nazionale.
Positiva l'impressione di Raciti sul raduno: "queste iniziative promosse dalla CAI fanno parte di un programma tecnico sviluppato sin dall'inizio dell'anno che coinvolge sia arbitri che osservatori, in questo caso di Sicilia e Calabria, che consente di rimanere in stretto contatto con essi per sviluppare tematiche ed anomalie evidenziate in questo avvio di campionato".
Per quanto riguarda il suo ruolo attuale nel CRA, Raciti non parla di un "post D'Anna": "noi vogliamo far continuare il progetto iniziato tre anni e mezzo fa. Nell'arbitraggio è stato inventato già tutto, dobbiamo solo stare attenti  ed avere passione seguendo i nostri arbitri giorno dopo giorno per la loro crescita, facendo in modo che essi raggiungano le categorie nazionali. E proprio la CAI, Commissione Arbitri Interregionale, è il primo scalino".
L'incarico di Raciti, insieme a quello di tutti gli altri componenti del Cra Sicilia, scadrà il 30 giugno 2013. Dopo che accadrà? Il Commissario non si sbilancia: "Vedremo...".
Riguardo l'elezione del Presidente D'Anna al Comitato Nazionale, in rappresentanza della macro regione sud, è grande motivo di soddisfazione: "Non solo per la persona, ma per tutto il comitato regionale e per tutta la classe arbitrale siciliana. Cercheremo di dare riscontro a questa elezione, sperando anche di avere un aiuto per la valorizzazione dei nostri ragazzi".

Simone Intelisano


 
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