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A MESSINA IL RADUNO DI META' STAGIONE DEL FUTSAL


Domenica 27 gennaio, la nostra Sezione ha avuto il piacere di ospitare il raduno regionale del calcio a cinque. A fare gli onori di casa, il Presidente Lo Giudice che ha rivolto il benvenuto ai partecipanti prima di cedere la parola, al Commissario straordinario del CRA Sicilia Pippo Raciti, che insieme con i componenti Liga, Pillitteri e Traina, ha curato lo svolgimento del meeting.
La mattinata dei lavori, per gli arbitri, si è aperta al Pala Russello di Gravitelli dove hanno avuto modo di mostrare le loro potenzialità atletiche mentre gli Osservatori nel salone sezionale ascoltavano l’intervento di Luigi Pillitteri che impartiva alcune precipue indicazioni inerenti la loro attività. Al termine, raggiunti dagli arbitri, venivano svolti i consueti test regolamentari.
Dopo un break lunch, Andrea Liga – delegato regionale del calcio a cinque – ha ripreso i lavori con un excursus sulle direttive e sulle regole comportamentali che gli arbitri devono seguire: si è cominciato dal riconoscimento dei calciatori fino ad arrivare al posizionamento durante le riprese di gioco e durante il time out.
Successivamente il componente Traina ha dettagliatamente esposto su quanto concerne il comportamento e il modo di porgersi con le società. Lo stesso ha anche sottolineato l’importanza di utilizzare lo stesso codice per le segnalazioni in modo da non essere equivocabili e anche per dare una bella immagine del team arbitrale nel suo insieme.
A tutti gli arbitri e gli osservatori, adesso, il compito di mettere in pratica i consigli e le direttive appresi a questo raduno di metà campionato, nell’attesa di rivedersi a fine stagione, per tirare le somme.

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Durante una pausa abbiamo avuto il piacere di poter fare qualche domanda ad Andrea Liga, arbitro con un curriculum che vede 11 anni di serie A e B e ora responsabile regionale del calcio a 5 siciliano:
Qual è l’impressione che hai avuto  a questo punto del campionato, dei nostri arbitri regionali?
Ovviamente il livello tecnico rispetto agli altri anni è cresciuto, c’è una maggiore attenzione da parte degli arbitri verso il regolamento. Sotto l’aspetto strettamente tecnico, diciamo che sono pienamente soddisfatto degli arbitri, ovviamente ci sono delle piccole eccezioni, ma è normale che ci siano in un organico di circa cento persone.
Quale consiglio senti di dare a tutti loro per dirigerli verso il salto ai livelli nazionali?
Provenendo dal nazionale l’unica cosa che posso dire è che sicuramente la cultura del regolamento è un aspetto essenziale: se non si conosce il regolamento alla perfezione non si può arbitrare a certi livelli. Secondo punto deve essere l’impegno quasi quotidiano dell’allenamento: personalmente mi allenavo cinque volte a settimana perché se si vuole arrivare a certi livelli bisogna essere preparati atleticamente ei tecnicamente, ma non devono assolutamente mancare la professionalità e la serietà.

La nostra regione si dimostra aperta al cambiamento. Da questa stagione, infatti, ci sono delle nuove regole, come l’obbligatorietà dell’under 21 sempre in campo, che si sperimentano proprio qui in Sicilia. Cosa ne pensi? È più un onore o un onere?

Per noi è sicuramente un onere perché a livello strettamente arbitrale è un controllo in più che dobbiamo fare oltre a vigilare sul regolamento. A livello siciliano come regione non solo prescelta, ma anche promotrice di questa sperimentazione, è sicuramente un onore.
Cosa diresti ad un arbitro di calcio per farlo appassionare al calcio a cinque?
Quello che in realtà abbiamo sempre detto, cioè che è una disciplina che se ci si dedica, attira subito. Inoltre la trafila per poter arbitrare a certi livelli è minore di quella del calcio a undici perché ci sono meno categorie e arrivando molto presto ci sono anche palcoscenici internazionali che sono molto più alla portata rispetto al calcio a undici.

Anche Luigi Pillitteri, responsabile per gli osservatori, ci ha dato l’opportunità di scambiare qualche battuta:
Come ti pare si stia svolgendo questo raduno?
I ragazzi sono sicuramente interessati all’attività che fanno: il livello d’interesse è talmente alto che non si stancano. Sono stati seduti, hanno ascoltato con interesse quello che abbiamo detto loro, e continuiamo. Questo a mio avviso è l’indicatore di come loro stanno affrontando il campionato con impegno.
Come è il livello raggiunto dai nostri arbitri regionali?
Il corpo arbitrale del calcio a cinque è composto da una parte di arbitri molto esperti che è da anni che fanno questa specialità e da un altro gruppo di arbitri che sono i neoimmessi. Molti di questi hanno fatto calcio a undici anche a livelli interessanti – abbiamo un paio di arbitri che hanno militato nei campionati nazionali – e si sono perfettamente integrati in questo nuovo sport. Il calcio a cinque per questi arbitri è un’ulteriore opportunità di crescita e anche di prospettive perché i limiti di età sono più ampi e quindi possono continuare a sperare di emergere anche per una prospettiva di impegno anche in un campionato nazionale. E’ un incentivo per fare questo tipo di attività e i risultati, devo dire, sono molto positivi.
Adesso una domanda un po’ più personale, sappiamo che sono nell’anno scorso ha fatto il passaggio al calcio a cinque. Come ha vissuto questo cambiamento?
Negli anni ’80, quando cominciò l’attività arbitrale anche per il calcio a cinque, che all’epoca si chiamava calcetto, io ho avuto la fortuna di essere uno dei primi arbitri regionali ad essere proposto per arbitrare i campionati nazionali. Inoltre non era ancora una specialità: potevamo arbitrarlo contemporaneamente al calcio. Quindi c’è stata una mia attività abbastanza corposa nella direzione di gare di calcio a cinque. Dopo una breve esperienza nella Federcalcio, ho fatto l’osservatore per il calcio a cinque e quando mi hanno proposto di diventare componente del comitato mi è stata affidata la seconda categoria. Ho svolto il ruolo per tre anni e da questa stagione l’allora CRA, Saro D’Anna, mi chiese di dare un contributo relativamente agli osservatori del calcio a cinque e quindi mi sono "tuffato" nuovamente in quest’attività che faccio con molto piacere. Non nascondo che anche gli altri anni qualche gara di calcio a cinque andavo a vederla: non l’avevo mai abbandonato. Lo ritengo uno sport molto bello, assolutamente non subalterno né complementare al calcio, con una sua forza trainante per la Federcalcio perché le società sono veramente tante e l’attività è notevole.

Marcello Traina, è stato anche dirigente per una società. A lui chiediamo:
Quale è la differenza tra vivere una partita da arbitro e viverla da dirigente?
La differenza è che quando percepisci che il collega ha fatto una valutazione errata tecnica o disciplinare c’è quella voglia, quell’istinto, di scendere in campo a dire "ah, io avrei fatto così". Però poi ti rendi conto che non puoi farlo più, perché non sei più arbitro. Bisogna imparare a vivere le partite con il giusto distacco, perché quando si fa il dirigente non si fa più l’arbitro, anche se arbitri si è per tutta la vita.
Come deve comportarsi un arbitro per potersi relazionare nel modo giusto con un dirigente?
Bisogna curare tutti quegli aspetti comportamentali che fanno di un arbitro un buon direttore di gara. Bisogna sapere quando è il momento di abbassare i toni, a volte anche con un sorriso. Il messaggio che dobbiamo far passare è che non esiste rivalità tra gli arbitri e gli altri partecipanti al gioco. Certo, è necessario che ci sia sempre il rispetto dei ruoli, ma questa deve essere una cosa reciproca.

Rosita Janira Caputo

 
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