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CLAUDIO GAVILLUCCI: GRINTA DA RAGAZZINO, ESPERIENZA DA VETERANO.


Mercoledì 12 febbraio nella prima riunione plenaria mensile abbiamo avuto la vvisita dell'ospite "d'eccezione" sorteggiato quest'anno per la nostra Sezione: Claudio Gavillucci, arbitro della Sezione di Latina, attualmente a disposizione della CAN B.
In un salone strapieno, soprattutto di giovani arbitri, la platea è stata rapita dalla simpatia e dall'umiltà di Claudio, che subito ha precisato: "oggi non devo parlare solo io, ma voglio che ci sia un dialogo con voi, perché anche se io sono in Serie B, vi assicuro che c'è sempre da imparare". E ce lo dimostra subito facendoci leggere, subito dopo i saluti del nostro Presidente, il report che ogni due settimane due arbitri devono scrivere dopo il raduno di Coverciano. Ciò che ha sorpreso tutti è il contenuto di questi raduni: vengono riproposti molti consigli e linee guida che ogni settimana vengono ripetuti anche a tutti gli arbitri dell'OTS, nelle nostre consuete riunioni del venerdì. Ad esempio: attenzione a gestire i cartellini durante la partita; utilizzare lo stesso metro di giudizio per tutta la gara; fare attenzione agli atteggiamenti provocatori dei calciatori; non gesticolare eccessivamente e così via. Questo per farci capire che le regole e l'attenzione deve essere la stessa sia in Serie A e B, così come in Terza o Seconda Categoria. Il momento che ha sicuramente attratto di più i giovani, facendo scaturire un intenso scambio di idee, è stato quello in cui Gavillucci ha proiettato spezzoni di partite da lui arbitrate, commentando e chiedendo il parere sulle decisioni prese in campo. La gestione dei cartellini e la coerenza sono stati gli argomenti principali relativi ai filmati. Fondamentale, oggi ancora di più rispetto al passato, l'aspetto atletico dell'arbitro: anche per questo Claudio, prima della riunione,
si è allenato al nostro polo d'allenamento insieme con un folto gruppo di ragazzi, mostrando loro il suo metodo di lavoro e senza lesinare suggerimenti, consigli, incoraggiamenti.
Al termine del suo intervento il Presidente Lo Giudice, soddisfatto per l'andamento della giornata ha ringraziato il collega Gavillucci, con un piccolo presente in ricordo della sua "avventura peloritana", che si è poi conclusa con una cena tipicamente messinese.
Ancora una volta non possiamo che confermare come questi appuntamenti annuali rappresentano un importante momento di crescita sia per gli arbitri di fresca nomina, sia per i più esperti, perché, come ha ripetuto più volte Claudio, "c'è sempre da imparare".

Simone Intelisano



ALLA SCOPERTA DI UN "CAN B"

Dopo le fatiche pomeridiane del campo di atletica del CONI, dove ha "strigliato" per bene i volenterosi ragazzi accorsi in massa per l’occasione, il collega CAN B della sezione di Latina Claudio Gavillucci, ospite d’onore della nostra sezione per la prima riunione tecnica del mese di febbraio, è stato così gentile da volersi sottoporre al fuoco di fila delle nostre domande, e rilasciarci un’interessantissima intervista dall’alto valore formativo, sulle tematiche principali dell’attività arbitrale connesse alla sua, e nostra, esperienza.
Sfruttiamo l’opportunità di avere di fronte un collega dalla già ventennale carriera, e iniziamo proprio dal principio, chiedendogli quale sia stata la molla che l’abbia spinto a fare l’arbitro, in una realtà, quella laziale, dove tirare calci ad un pallone è forse il reale desiderio di tutti: "io, veramente, ho iniziato da calciatore, infatti, fino all’età di 14 anni giocavo, e qualcuno addirittura diceva che se avessi continuato avrei potuto raccogliere risultati importanti; poi, quasi per gioco, andai a fare il corso, spinto dalla possibilità di avere la celebre "tessera" che garantiva l’accesso allo stadio. Alla fine del corso avevo 14 anni, quindi dovetti aspettare prima di andare a dirigere la mia prima partita", e proprio alla prima gara è legato un episodio forse decisivo per il prosieguo dell’avventura del "nostro": "ricordo perfettamente come non venne nessuno a vedermi, non ricevetti alcun tipo di collaborazione. Allora, a fine partita, chiamai il presidente, e gli feci presente le mie perplessità al riguardo. Lui, colpito dalla mia rabbia, mi venne a vedere il match successivo, e mi fece intendere che c’erano ottime prospettive per me". Ci aveva visto decisamente lungo. L’avventura del nostro amico, giunta adesso ad un passo dal traguardo più importante, ha ovviamente vissuto le sue prime gesta tra i campi della provincia e della regione, due realtà diverse tra loro e distanti anni luce dal professionismo ma non per questo meno importanti nella crescita di un fischietto che si rispetti: "arbitrare tra i ragazzi è certamente molto meno impegnativo che
dirigere gare di livello regionale prima e nazionale poi, tuttavia la formazione che ti da l’arbitraggio in giovane età è qualcosa di unico rispetto a qualunque altra disciplina sportiva: sia dal punto di vista atletico, ma soprattutto da quello mentale, trovarsi in uno stato di pressione costante, è un aspetto che assume grande rilevanza al di fuori del rettangolo di gioco. In campo lavorativo chi ha avuto esperienze arbitrali è sicuramente avvantaggiato, grazie alla maturata esperienza organizzativa e decisionale". Dialogando con Claudio non possiamo non toccare il tasto della sua lazialità, e quindi, entriamo nel caotico mondo del pallone capitolino, che spesso finisce per travolgere calciatori, arbitri e dirigenti in un grande marasma generale: "certamente la realtà romana, come un po’ tutta quella del sud è estremamente diversa dal resto d’Italia; la partita si vive in modo un po’ troppo esasperato, anche perché spesso non vi sono altre valvole di sfogo per le persone che seguono l’evento. Per un arbitro, la cosa veramente diversa tra nord e sud, è il post-gara: mentre al settentrione è difficile che vi siano strascichi polemici oltre il 90°, da noi è quasi impossibile il contrario. I giornali ti massacrano, per non parlare del pubblico pronto al primo errore. Per quanto riguarda casi specifici poi, sarebbe impossibile per un direttore di gara di Viterbo o Latina andare a dirigere un derby Roma – Lazio, nonostante il regolamento lo consenta, mentre è già successo che fischietti di Bergamo possano arbitrare un Milan – Inter. Questo lo dico per spiegare quanto possa essere differente la mentalità, e il modo di approcciarsi al calcio". Parlando di differenze, entriamo nello specifico e chiediamo al nostro graditissimo ospite quale siano secondo lui, le principali differenze tra le varie serie nazionali: "oltre chiaramente al livello di gioco, via via sempre più alto, una grande variante, è la "lotta con le telecamere": a partire dalla serie D, salendo via via fino alla Serie A, sono sempre di più il numero di telecamere che sono disposte lungo il campo, e, il numero di partite trasmesse in tv. Nella massima serie, tutte le gare finiscono in televisione, distribuite in tutto il mondo; in campo spesso ci sono ben 14 telecamere. Questo significa che la prestazione del direttore di gara è vivisezionata in tempo reale. Appena rientri nello spogliatoio ti puoi rendere conto se la tua decisione è stata giusta o sbagliata. Al tempo stesso, noi arbitri riusciamo ad avere una quantità di informazioni sempre maggiore sui giocatori e sulle squadre che arbitriamo". Riguardo alla crescente tensione mediatica attorno alla figura dell’arbitro di notevole importanza è il lavoro svolto dal presidente Nicchi e dal suo staff: "al momento facciamo tre incontri l’anno con capitani e dirigenti delle squadre, per farci conoscere e far conoscere il regolamento; come ha detto il presidente possiamo garantire che i direttori di gara continueranno a sbagliare, ma che lo faranno in buona fede". Giunti in chiusura di questa intensa chiacchierata, chiediamo a Gavillucci, diventato ormai uno dei figli adottivi della nostra sezione, quale sia il prossimo obiettivo nella sua lunga cavalcata, anche se stavolta la risposta già la sappiamo: "la CAN A. Lavoro step by step per un obiettivo che sono certo di poter raggiungere. Ho già fatto l’esordio ma adesso voglio arrivarci in pianta stabile". Grinta, cuore e il sacro fuoco della passione le tre caratteristiche che più ci hanno rapito durante queste ore passate insieme. Usciamo arricchiti da una bella giornata, convinti che se saremo in grado di far nostre le parole del nostro nuovo amico, allora già da domenica prossima potremo iniziare a vivere la nostra avventura proprio come lui.

Valerio Villano Barbato

 
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