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A lezione da Cavarretta: il Componente CAI svela le “astuzie” del buon arbitro

È stato un po’ come tornare indietro, al tempo del corso arbitri, per i ragazzi intervenuti alla speciale riunione tecnica del venerdì, trasformata per l’occasione in una lectio magistralis dal componente CAI Michele Cavarretta, di nuovo nella nostra sezione, a distanza di qualche mese dal mini raduno Calabria-Sicilia rivolto ai fischietti dell’organico interregionale.
E, così, l’amico Michele tramite alcune slide appositamente preparate ha voluto porre l’attenzione su alcuni degli aspetti spesso negletti della prestazione arbitrale: concentrazione, capacità gestionale, impatto fisico. Dopo una prima parte teorica, alcuni associati sono stati chiamati in causa per “valutare” alcuni filmati dei loro più blasonati colleghi, relativi alle varie situazioni fin lì riprese. La risposta della Sezione, ancora una volta è stata delle migliori, con le presenze, specialmente dei più giovani, che nonostante il maltempo hanno incalzato il buon oratore con quesiti tecnici volti a comprendere appieno i segreti della perfetta direzione.
Prima di chiudere la serata il graditissimo ospite si è fermato ai nostri “microfoni”, regalandoci una interessantissima intervista sui vari aspetti dell’universo arbitrale.
Facciamo un rapido resoconto a distanza di un girone dal nostro precedente incontro: “sicuramente dall’ultima occasione posso affermare che tutte le varie nozioni, aggiornamenti, suggerimenti sono stati recepiti; il livello dei ragazzi è sicuramente alto non soltanto per quel che riguarda la nostra regione, ma anche più in generale a livello nazionale; come pure, per quanto riguarda gli osservatori, c’è una maggior qualità nella compilazione delle relazioni”. È proprio quella dell’uniformità di giudizio tra gli osservatori una delle maggiori problematiche che l’organo tecnico si trova ad affrontare: “bisogna differenziare tra il giovane osservatore che esce da poco dal terreno di gioco e l’esperto che ha fatto la gavetta: il primo entra più nel concreto, rispetto all’aspetto formativo e creativo dell’arbitro, l’altro invece è molto più selettivo, si riferisce più all’episodio che alla totalità. Ovviamente stiamo lavorando per eliminare queste differenze di vedute, per uniformare il giudizio nella totalità della direzione, magari tralasciando il particolare. Dobbiamo stare attenti ai problemi strutturali di ogni singolo arbitro, e non è certo un compito facile”. Ma un arbitro che arriva alla CAI non dovrebbe già possedere una impalcatura solida? “Dipende molto dalle proprie esperienze, dalla geografia arbitrale e ovviamente dal livello di maturità di ogni singolo elemento.
L’arbitraggio, e segnatamente la CAI, è un po’ come un’università: può verificarsi il caso del secchione abituato a essere sempre il primo della classe che finisca per essere uno tra tanti, come al contrario quello dell’umile faticatore che si trovi ad esplodere grazie al sacrificio e all’impegno. Quando si arriva in un OT nazionale bisogna azzerare tutto, ripartire sempre con grande voglia e umiltà”.
Lasciamo per un attimo i fatti di casa nostra e buttiamo un occhio sull’eterna querelle “moviola si-moviola no” tornata quanto mai d’attualità negli ultimi tempi: “se domani ci dicessero “montiamo le telecamere sulla porta” noi semplicemente ne prenderemmo atto e continueremmo a fare il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto. L’AIA ha sempre recepito le innovazioni, anzi, ogni strumento utile per diminuire l’errore umano è ben accetto; bisogna innanzitutto capire che anche la tecnologia non è infallibile. Il primo passo sarebbe quello di approcciarsi al calcio con una certa cultura, cosa che purtroppo ancora è ben distante dall’avverarsi”. Questione politica: “io penso che il dio denaro abbia completamente stravolto l’essenza di questo sport. Il caso Parma è solo quello più eclatante; ormai di calcio vero, di quello non nascosto dietro la bagarre dei diritti televisivi se ne vede ben poco. Purtroppo, capita spesso che le varie società cerchino di mascherare i loro problemi, i fallimenti della giornata calcistica, puntando il dito verso la classe arbitrale, unico esempio di istituzione pulita all’interno di una galassia sempre più torbida”.
In conclusione torniamo a tematiche a noi più vicine, lanciando uno sguardo
sui campionati ormai in dirittura d’arrivo: “penso che il livello raggiunto dai nostri arbitri CAI sia tale che ognuno possa dirigere qualunque gara, inoltre posso dire che molti raggiungeranno un traguardo prestigioso di qui a pochi mesi; tuttavia la vera sfida è quella di mantenere alto il livello prestazionale per tutta la stagione. L’Associazione deve avere la forza di lavorare sulla testa di ogni elemento, cercando di tutelare i giovani nei loro momenti “bui”. Prima di salutarci il nostro ospite ci lascia con una pillola di Kennedyana memoria: “dopo tanti anni all’interno dell’Associazione ho imparato che non bisogna fare progetti ma tenersi sempre a disposizione. Se l’AIA riterrà che io possa essere ancora utile sarò ben felice di mettermi ancora in gioco. Questo è il consiglio che do ad ogni associato”. Chiedetevi cosa potete fare per l’AIA e non cosa l’AIA possa fare per voi.

Valerio Villano Barbato

 
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