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Non è solo una nuova stagione, è una partenza nuova. È tutto diverso: il luogo di ritrovo, il luogo di arrivo, le facce naturalmente. Lo stage OTS 2015-
Sul pullman che ci porta a destinazione continuo a detenere la palma del più vecchio, ma non mi curo del particolare. Potrei permettermi addirittura di dare qualche consiglio ai nuovi, ma preferisco lasciare quest’onere a chi ne sa più di me.
Prima di arrivare al Calanovellamare di Piraino, che dopo una decina d’anni sostituisce l’ormai storico Villaggio del Pino di Melia di Scilla, tutti sul terreno di gioco di Brolo per ascoltare la “lectio magistrale” del vicepresidente Umberto Cucè: dallo spogliatoio fin dentro il campo di gioco, una vera e propria guida al perfetto comportamento del buon direttore di gara. Sono passate da poco le 11 quando la struttura alberghiera di Piraino, già sede delle ultime due edizioni del Torneo dell’Amicizia e della Memoria, accoglie il gruppo guidato dal presidente Lo Giudice e dai suoi collaboratori più fidati. Un piccolo break. Il tempo del pranzo, e poi tutti in aula per la prima temutissima batteria di test messa a punto da Enzo Meli, “Deus ex Machina” di Regolamento et simila. Mentre i ragazzi affrontano le prove, mi prendo il mio tempo per osservarli e li vedo, riconosco in loro tutte i tipi che mille volte ho incontrato a scuola, per strada, nella vita: c’è il secchione, il timido, lo spaccone, il preciso, l’arruffone, le prime della classe (già perché per la prima volta da qualche anno la nostra Sezione ha l’onore di ospitare due esponenti del gentil sesso tra le sue fila). Ma, in tutti, ritrovo una costante: la voglia, la determinazione, quella che i sudamericani chiamano la Garra. Forse non tutti sanno di possederla, ma è certo: chi è seduto su quelle sedie dovrà tirarla fuori, prima o dopo che sia. A tale scopo, come nel migliore dei training camp americani, arriva il momento più toccante dell’intero stage, quando Christian Valerio manda in scena una lezione dal forte impatto emotivo, sfruttando immagini e parole di gente come Giusy Versace e Massimiliano Sechi, per spiegare come nulla sia impossibile quando quella vocina proveniente dal profondo ti dice: alzati e combatti. Cosa c’entra questo con gli arbitri? Beh, cosa fa un uomo in divisa nera (o del colore che preferite) ogni domenica? Entra in campo, gioca la sua partita, e vince la sua battaglia. Non ci sono scuse: solo chi si allena, chi prende il controllo di se stesso, chi diventa una guida, un leader, può diventare un Arbitro, dentro e fuori dal campo. Un gruppo scelto di privilegiati. Dice bene il presidente Postorino, giunto fin qui nonostante le fatiche dei lavori del CRA, solo per spronare i giovani virgulti della Sezione a comprendere il senso di una scelta che altri non hanno il coraggio e la voglia di fare.
L’ultimo bocconcino è sempre quello più dolce, e allora, p
Valerio Villano Barbato