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Grinta e passione: Velotto fa vibrare prima i "suoi" e poi la Sezione


Energia pura. Non esistono altre parole per descrivere l’intervento del componente CAI Massimiliano Velotto, nella consueta riunione settimanale del venerdì presso la nostra Sezione. Arrivato in riva allo Stretto insieme a Luigi Stella, anch’egli componente della medesima commissione, per presiedere ai lavori del mini raduno di Arbitri e Osservatori di Calabria e Sicilia del ruolo “scambi”, l’ex fischietto toscano si è preso la ribalta anche durante i ”tempi supplementari”, dedicati ai ragazzi dell’OTS. Una vera e propria lectio magistralis quella tenuta da Velotto, che è stato capace di intrattenere la platea senza cadere mai nella banalità, o peggio, nell’autocompiacimento. Personalità, grinta, e intelligenza tattica, le tre caratteristiche principali evidenziate in un discorso che ha toccato tutti i punti focali della direzione di un match. Un direttore di gara moderno, pronto a qualunque latitudine a interpretare al meglio le istanze tecniche della gara, è quello capace, nell’evoluzione di un mestiere passato dal bisogno di “punire” a quello di “prevenire” gli episodi critici del match, a sapersi trovare sempre al posto giusto nel momento giusto. Al termine della performance del buon Massimiliano la palla è passata al collega Luigi Stella, che ha voluto spostare il mirino su una tematica più romantica, ma sicuramente non meno fondamentale per la crescita di ogni direttore di gara: la vita sezionale. Incubatrice ideale per la crescita dei giovani arbitri, la sezione deve essere vista come una casa, dove soppesare le proprie esperienze, in modo da crescere insieme con gli altri. Da buon ex presidente di sezione, quella di Torino, Stella ha voluto rimarcare l’importanza di un’istituzione spesso posta in secondo piano, ma al contrario determinante per il buon sviluppo di ogni associato. In conclusione di serata, il Presidente Lo Giudice a nome della sezione di Messina ha omaggiato i due graditi ospiti con dei dolci tipici, con la speranza di un loro prossimo ritorno nei nostri locali.

Valerio Villano Barbato

QUATTRO CHIACCHERE IN LIBERTÀ CON VELOTTO E STELLA


Tra un impegno e l’altro siamo riusciti a infilare i nostri microfoni e abbiamo il piacere di poter intervistare Massimilano e Luigi. Entrambi "agli ordini" di Danilo Giannoccaro da quest’anno, i due colleghi appaiono sereni e tranquilli, nonostante le quasi 9 ore di lavoro già sul groppone, segno che la passione a volte può essere più forte della fatica. Iniziamo da Velotto e la prima domanda non può che essere legata al suo rapporto particolare con la nostra terra: "Ho fatto il mio esordio in Serie A proprio a Messina, in un Messina – Fiorentina del maggio 2007, e poi, sono legato alla Sicilia perché qui conobbi la mia compagna, inoltre molte partite cruciali della mia carriera le ho dirette qui; mi ritengo un siciliano d’adozione anche perché da tempo faccio parte della sezione di Acireale"; da un adottivo a un altro, Luigi Stella, ex assistente all’allora Serie C, ci parla del suo viaggio: "anche per me la fortuna è arrivata lontano dalla mia terra d’origine. Lucano di nascita, mi sono trasferito in Piemonte e sono diventato presidente della sezione di Torino prima di arrivare a far parte per 4 anni della CAN D, e adesso della CAI", Addentrandoci in questa chiacchierata scopriamo di trovarci di fronte a due persone sincere che ci dedicano il loro tempo non come i professori assisi sulla cattedra inarrivabile ma come dei maestri pronti a dispensare consigli e insegnamenti: due dei nostri insomma. Ed eccone la conferma: "Per me, non ci sono grosse differenze tra questo lavoro e quello sul campo che svolgevo prima, il filo conduttore che lega entrambi è la passione. Io cerco sempre di mettere il meglio in quello che faccio; cerco di fare l’organo tecnico cosi come ho sempre sognato di averlo: con i ragazzi cerco di avere un rapporto schietto, concreto, che possa caricarli, stimolarli. Dare consigli che scaturiscono da esperienze negative in modo che loro non commettano i miei stessi errori". Le parole di Velotto suonano come musica e rappresentano il manifesto del formatore, che si adatta alla perfezione non solo alla figura dell’arbitro, e di cui tanto si sente la necessità ai giorni nostri. Non è da meno Stella, che deve però rapportarsi in modo diverso con i suoi osservatori: "la figura dell’osservatore è quella che in questo momento presenta più criticità all’interno del mondo dell’AIA; relazionarsi con un OA non è facile in quanto ci si trova di fronte a delle persone con precise competenze, ma uno degli obiettivi di questa Commissione è la crescita di queste figure".
Il lavoro della Commissione, tuttavia è principalmente quello di "scardinare la regionalità dell’arbitraggio" come dice Velotto e per fare questo uno dei pregiudizi principali da abbattere è proprio quello secondo il quale il modo di arbitrare cambi da una parte all’altra della penisola "questo è un problema di approccio che molto spesso gli arbitri si pongono, e sul quale dobbiamo lavorare; il calcio è un comune denominatore che unisce a tutte le latitudini, non esistono grandi differenze, se non quelle insite nella partita stessa; l’arbitro deve essere bravo a saper leggere il match, che esso si disputi in Veneto o in Sicilia". Un
bravo "lettore" è senz’altro quello in grado di saper "osservare", e non soltanto "vedere": "un arbitro in grado di carpire determinati dettagli può effettuare un salto di qualità decisivo, al contrario di quello capace solo di registrare automaticamente i medesimi avvenimenti", analogo discorso vale per gli osservatori riprende Stella: "chi fa questo mestiere non deve limitarsi a guardare in modo quasi giornalistico la prestazione dell’arbitro, ma deve essere in grado di analizzare gli errori in modo da aiutare l’arbitro a migliorarsi". Un miglioramento costante che deve tendere a mettere l’arbitro al centro del progetto, "in questo caso sono le sezioni che devono dare una grossa mano, in quanto luogo deputato al dialogo e quindi alla crescita". In chiusura, non può mancare la solita domanda marzulliana: rimpianti, delusioni, progetti? Velotto non ha dubbi: "non ho nessun rimpianto, nella mia carriera ho sempre fatto il mio massimo e cerco di farlo ancora oggi per questi ragazzi. Il mio unico obiettivo è quello di fare bene". Ancora più chiaro Stella: "forse prima qualche rimpianto ce lo avevo, ma una volta smesso, passato dall’altra parte, ho capito i miei limiti, e ancora una volta ho detto grazie all’Associazione". Giunti al termine di questa intervista non possiamo che ringraziare i nostri amici, e colleghi, che ancora una volta ci hanno mostrato come, con passione e determinazione ognuno di noi può esplorare a fondo i propri limiti. Fare il meglio non è un obbligo, ma un dovere.

Valerio Villano Barbato

 
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