"Ufficiale di gara incaricato
di far osservare il Regolamento tecnico e le Norme federali e di
giudicare i vari casi di infrazione riscontrati durante lo svolgimento
di una competizione e di convalidarne il risultato".In questa
definizione, ripresa da uno dei più famosi vocabolari della
lingua italiana, che specifica il significato della parola "Arbitro",
è racchiusa l'essenza pura e semplice della funzione
arbitrale.
Come si evince facilmente, quindi, l'arbitro, essendo l'unico giudice
di tutti i fatti che avvengono durante una gara, deve essere
espressione di correttezza, imparzialità ed alto senso
sportivo.
Tali qualità,
indispensabili a colui che deve assicurare il regolare svolgimento di
una sfida sportiva, è essenziale che siano
estrinsecate non
soltanto
nell'assolvimento del proprio compito, ossia nell'arbitrare,
ma in ogni momento della vita sociale ("Gli arbitri sono tenuti a
dimostrare in ogni luogo e circostanza esemplare moralità e
rettitudine" - Art. 31/b - Regolamento A.I.A.).A
supporto di ciò giovi ricordare che "Non si è
arbitri solo la domenica ma tutti i giorni della settimana" (Mico
Mazzotta) e, pertanto, in qualunque occasione si
verrà giudicati (e, se nel caso, criticati) anche in ragione
della propria qualifica all'interno della F.I.G.C.
Queste considerazioni
impongono dunque l'osservanza costante di alcune norme comportamentali:
astenersi dall'intrattenere rapporti con tesserati (dirigenti,
allenatori, giocatori) ed in particolare dal riferire accadimenti o dal
commentare episodi capitati a se stessi o ad altri colleghi nell'ambito
arbitrale, ovvero di rivelare la propria o l'altrui designazione;
esimersi dal formulare soprattutto in pubblico critiche o giudizi
lesivi della dignità di colleghi o di altri tesserati;
evitare nel modo più assoluto di assistere a gare dirette da
colleghi dall'interno del recinto di gioco, come pure di recarsi o
sostare negli spogliatoi prima, durante o dopo l'incontro per qualsiasi
motivo; rinunciare ad esprimere pareri circa la direzione di gara di un
collega, anche trovandosi allo stadio, dove peraltro, va tenuto un
contegno improntato a compostezza e distacco.Per
ultimo desideriamo ancora una volta rammentare quello che indubbiamente
deve essere ritenuto il principio fondamentale da tenere sempre
presente ed a cui uniformarsi: RISPETTARE PER
ESSERE RISPETTATI.
L'
ARBITRO E L' ADEMPIMENTO DEL MANDATO
Ricevuto
ed accettato l'incarico, l'arbitro designato deve programmare con cura
la propria trasferta e raggiungere la località sede della
gara in tempo utile. In ogni caso deve fruire almeno del penultimo
mezzo pubblico utile per la sua trasferta. Arrivato nella
località della partita, deve giungere presso il campo di
giuoco non più tardi di 45 minuti prima dell'ora fissata per
l'inizio, in modo da poter espletare con calma tutte le operazioni
preliminari ed iniziare puntualmente la gara.
Giunto presso l'impianto sportivo è opportuno, soprattutto
se non conosce tale struttura, che ispezioni lo stesso ed in
particolare il recinto di giuoco ponendo attenzione a tutte le
possibili anomalie al fine di chiederne la regolarizzazione, se
possibile, e/o di riferirne agli Organi competenti.
Entrato nel proprio spogliatoio ed indossata la divisa,
richiederà, se nel frattempo non gli siano stati consegnati,
ai dirigenti accompagnatori ufficiali delle due società, gli
elenchi, in duplice esemplare, in cui siano contenuti i nominativi dei
partecipanti alla gara (terrà comunque presente che le
squadre hanno diritto di usufruire, a loro discrezione, del prescritto
tempo di attesa). Agli elenchi, che devono essere firmati dal dirigente
responsabile (ovvero, in sua mancanza, dal capitano), devono essere
allegate le tessere federali di ciascun nominativo oppure un documento
ufficiale di riconoscimento rilasciato dalle Autorità
Pubbliche. Quindi, l'arbitro procederà al riscontro dei
nominativi e dei relativi numeri delle tessere o dei documenti
personali (prestando particolare attenzione che non siano contraffatti)
consegnatigli ed indicati negli elenchi. Successivamente,
identificherà gli iscritti nelle suddette distinte, secondo
la seguente procedura:
inviterà nel proprio spogliatoio (se
sufficientemente ampio) una delle due squadre, oppure sarà
egli a recarsi negli spogliatoi della squadra di cui trattasi (nel caso
in cui fosse per un qualunque motivo disagevole il contrario);
constatato che tutti i calciatori siano pronti e prestino attenzione
(evitando assolutamente di procedere in caso siano ancora svestiti o
distratti) e che nessuna persona non iscritta in distinta sia presente,
chiamerà, nell'ordine riportato nell'elenco, i giocatori
rivolgendosi ad ognuno con l'appellativo di signore ed accertandosi che
ciascuno porti il numero di maglia indicato e che il volto di ogni
singolo corrisponda a quello impresso sulla foto del documento di
riconoscimento.
Allo stesso modo si comporterà con la seconda squadra.
Terminata l'identificazione, consegnerà a ciascun dirigente
accompagnatore ufficiale copia dell'elenco dell'altra
società: detto adempimento è di fondamentale
importanza tanto che qualora un arbitro ometta di provvedere alla
suddetta consegna, specie se espressamente richiesto prima dell'inizio
della gara, quest'ultima può essere invalidata dal
competente Organo di Giustizia Sportiva. Si accerterà
inoltre della disponibilità dei palloni prescritti,
verificandone la regolarità.
In alcuni casi all'arbitro può essere affidato il compito di
riscuotere somme dalle società per conto della Lega o del
Settore competente: tale incarico deve essere eseguito con tatto e
diligenza; l'importo coattivo gli deve essere versato in ogni caso prima
dell'inizio della gara, mediante assegno circolare.
Ultimati gli adempimenti sopra specificati e dopo aver consegnato le
chiavi del proprio spogliatoio al dirigente responsabile della
società ospitante (la quale, pertanto, risponderebbe di
eventuali furti o danni subiti dal vestiario o da oggetti del direttore
di gara che chiaramente non esulino dalla norma), l'arbitro
entrerà nel recinto di giuoco e chiamerà a
sé le squadre con un colpo di fischietto, provvedendo
nell'attesa dell'arrivo dei calciatori a controllare l'efficienza della
rete della porta a lui più vicina.
Formatasi
una fila per ciascuna squadra, raggiungerà il centro del
terreno di giuoco dove si renderà il saluto al pubblico
(è consuetudine che in questa circostanza l'arbitro emetta un
colpo di fischietto). Procederà quindi al previsto
sorteggio, facendo cadere a terra la moneta usata
all'uopo, che raccoglierà personalmente.
Provvederà, poi, al controllo della rete dell'altra porta
verificando altresì la regolarità della segnatura
del terreno. Accertatosi, infine, che nel recinto di giuoco vi siano
soltanto le persone autorizzate, controllata la regolare posizione dei
calciatori, darà il segnale per l'inizio del giuoco.
Può verificarsi, talora, che venga disposto dagli Organi
competenti il rispetto di un minuto di raccoglimento, prima dell'inizio
della gara. In tale circostanza, l'arbitro dopo aver svolto i
preliminari come sopra riportato, allorquando i calciatori sono pronti
per iniziare l'incontro, emetterà un primo fischio per
segnalare l'inizio del raccoglimento, un secondo fischio a sancirne la
fine, e quindi con un terzo fischio autorizzerà l'avvio
della gara. Di detta procedura è opportuno che i giocatori
siano preventivamente edotti, in modo che sappiano come comportarsi, e
sarà pertanto cura dell'arbitro informarli durante
l'identificazione pre-gara.
...Durante la
gara
(torna
al menù-->)
L'arbitro deve assolutamente evitare
di:
- farsi
notare (non è lui, infatti, il
protagonista dello spettacolo);
- assumere atteggiamenti eccessivamente ed
innaturalmente autoritari tali da apparire arrogante o, al contrario,
mostrare eccessiva confidenzialità;
- dimostrarsi nervoso o esitante come pure tollerante
e permissivo;
- polemizzare con i calciatori o pronunciare nei loro
confronti frasi sconvenienti di qualsiasi tenore;
- rivolgersi in
qualsivoglia modo al pubblico che inveisce nei suoi confronti,
rimanendo invece indifferente ed impassibile sia alle possibili
ingiurie che alle eventuali minacce;
- accompagnare o giustificare le proprie decisioni
con inutile mimica o gesti perentori;
- rivolgersi ai giocatori con il "tu";
- fare cenni
inopportuni di richiamo ai calciatori o mettere loro le mani addosso
(anche per posizionare la cosiddetta "barriera");
- fischiare i falli e le infrazioni con ritardo, soltanto
a seguito di proteste del pubblico o sollecitazioni dei calciatori;
- richiamare i
calciatori facendo uso del fischietto;
- tenere
costantemente il fischietto in bocca;
- obbligare un calciatore ad
andare a prendere il pallone, ovvero a raggiungerlo per la notifica di
un provvedimento disciplinare, o ancora a pacificarsi con un avversario.
L'arbitro,
invece, deve:
- mettere in
evidenza un contegno cortese ma dignitoso e riservato nei riguardi di
chiunque, dando esempio di superiorità (da non confondere
con la superbia e l'alterigia), di garbo e di stile;
- dimostrare
signorile fermezza, sicurezza, serenità d'animo e senso
sportivo nell'espletamento della sua funzione;
- parlare con avvedutezza ed il meno possibile;
- operare
tenendo presente che il suo compito non è quello di punire
bensì di controllare che il giuoco avvenga come prescritto
dalle Regole;
- adottare al
momento opportuno tutti i provvedimenti, sia tecnici sia disciplinari,
previsti dal Regolamento per bandire dal terreno di giuoco la violenza,
l'intimidazione, la brutalità, l'oltraggio e la scorrettezza;
- essere
tempestivo negli interventi, pur concedendo con giudizio il "vantaggio";
- applicare con
coerente ed uniforme interpretazione, per tutta la durata della gara,
le Regole del Giuoco;
- essere in
perfetta efficienza fisica e bene allenato per potere seguire da vicino
il giuoco per tutta la durata della gara, con prontezza di riflessi.
- Si rammenti
che, di norma, il fischio di interruzione vale anche come segnale di
ripresa, salvo quando il giuoco rimane interrotto per un periodo di
tempo superiore al normale e quando il calciatore che deve effettuare
la ripresa del giuoco richiede la verifica del rispetto della prevista
distanza degli avversari dal pallone.
...Dopo
la gara
(torna
al menù-->)
L'arbitro,
dopo aver emesso il triplice fischio che per prassi indica la fine
della gara, di norma, lascerà il terreno di giuoco facendosi
precedere dai calciatori e ciò per controllare eventuali
irregolarità nel loro comportamento.
Ravvisandone la necessità, deve richiedere l'intervento dei
dirigenti della società ospitante per tutela della
incolumità propria, dei calciatori e dirigenti della
società ospitata, mantenendo sempre un atteggiamento sereno
e dignitoso. Nell'eventualità di incidenti di una certa
gravità o di sosta forzata negli spogliatoi, l'arbitro
è tenuto ad informare l'Organo Tecnico (O.T.) al
più presto e comunque non oltre il giorno successivo alla
gara.
Nello spogliatoio, ed anche successivamente, il direttore di gara deve
astenersi dal fare dichiarazioni sull'incontro appena concluso e
dall'esprimere opinioni o giudizi su fatti, circostanze e persone
aventi comunque attinenza con l'incontro.
Avrà cura di restituire i documenti ai dirigenti
responsabili facendosi firmare lo statino di fine gara (cosiddetto
"refertino").
Sosterà, quindi, nello spogliatoio per almeno 20 minuti dal
termine della gara in attesa dell'eventuale visita dell'Osservatore.
Infatti, in alcune gare durante la stagione, l'Organo Tecnico invia un
proprio emissario (OSSERVATORE) al fine di valutare la prestazione
dell'arbitro riferendo successivamente, con apposita relazione, sulle
qualità e sulle lacune che si sono evidenziate nel corso
della partita.
La funzione dell'Osservatore dell'Arbitro è strettamente
collegata alle esigenze dell'Organo Tecnico di appartenenza, la cui
attività tende soprattutto a valorizzare gli arbitri a
propria disposizione assicurando comunque la regolarità dei
campionati.
In quest'opera di valorizzazione, l'Organo Tecnico si avvale per
l'appunto della collaborazione di persone di sua fiducia, in grado non
solo di valutare lo status del direttore di gara e di riferire sulle
risultanze emerse nel corso della prestazione, ma soprattutto di
aiutare l'Arbitro a perfezionarsi fornendogli consigli e suggerimenti
per migliorare le proprie performance.
Alla luce di ciò ne consegue che l'Osservatore è
contemporaneamente istruttore per l'Arbitro e collaboratore dell'Organo
Tecnico, risultando l'ideale anello di collegamento tra quest'ultimo e
i propri arbitri.
In riferimento all'attività di formazione svolta
dall'Osservatore, il momento di maggiore importanza per la crescita
dell'Arbitro è senz'altro costituito dal colloquio di fine
gara.
In tale sede infatti il collega dotato di maggiore esperienza arbitrale
analizzerà la prestazione fornita dal direttore di gara
incentrando l'attenzione sulle eventuali problematiche emerse di
maggiore e più chiara consistenza. Bene che il dialogo sia
da subito improntato alla massima cordialità e che si svolga
con franchezza e serenità d'animo. L'Arbitro
potrà tranquillamente esprimere il proprio parere su quanto
riferito dall'Osservatore: è in quest'occasione, senza
dubbio, che si possono chiarire interpretazioni, episodi e fatti
accaduti nel corso della gara.
Nel caso in cui all'Arbitro vengano mossi dei rilievi circa errori
commessi, quest'ultimo è opportuno che eviti di addurre
pretesti o cerchi inutili appigli sforzandosi invece di ricercarne,
insieme al collega Osservatore, la causa sollecitando
altresì l'indicazione del rimedio.
Sono assolutamente fuori luogo comportamenti di prostrazione (avanzando
ad esempio richieste d'indulgenza) o di adulazione (puta caso esaltando
le qualità del collega) come pure il riferire il proprio
curriculum vitae (età, anzianità di tessera, voti
o giudizi precedenti, ecc.) ovvero il tentativo di dare a credere di
essere in "odore" di promozione o ancora vantare "amicizie influenti".
Può verificarsi che non ci sia totale o parziale sintonia
tra il pensiero espresso dall'Osservatore e quello dell'Arbitro: anche
in tale evenienza si deve evitare nel modo più assoluto ogni
forma di polemica rapportandosi sempre con la dovuta educazione e nel
massimo rispetto reciproco.
Si rammenta infine che in ogni caso l'aspetto più importante
dell'essere visionati non è costituito tanto dal giudizio o
dal voto, più o meno positivo, espresso dall'Osservatore
quanto dall'apprendere l'esistenza di eventuali lacune nel proprio
bagaglio tecnico (nell'accezione più ampia dell'aggettivo) e
le modalità per colmarle al fine di poter ambire a traguardi
sempre più prestigiosi.
Infatti, soltanto confrontando le proprie idee e conoscenze con quelle
degli altri (anche se non sempre si potranno condividere) e nella
fattispecie con quelle di un collega più anziano ed esperto,
che peraltro ha un punto di vista differente non essendo direttamente
coinvolto nell'evento agonistico, si avvia il processo di crescita e
maturazione.
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